Bolognetti (Radicali): lettera aperta al ministro Alfano

“Qual è il legame tra il Ministro dell'Interno Angelino Alfano e i narcotrafficanti eredi di Al Capone? Semplice, son tutti contrari ad ogni ipotesi di legalizzazione”. Così, in una lettera aperta, Maurizio Bolognetti, segretario dei Radicali Lucani.
“Che senso ha perseverare in fallimentari politiche proibizioniste, che – sottolinea Bolognetti – hanno regalato alle narcomafie un mercato che vale decine e decine di miliardi di euro? Che senso ha questo vostro perseverare in politiche che hanno trasformato una questione socio-sanitaria in questione di ordine pubblico? Il proibizionismo ha partorito leggi criminogene, illiberali, liberticide e lesive di uno dei principi cardine della civiltà giuridica liberale: quando non c’è vittima, non c’è reato”.
“Cari Alfano e Lorenzin, non si punisce uno status, quello dell’essere ubriachi, alcolizzati o il semplice uso ricreativo di sostanze alcoliche, ma – continua Bolognetti – la punizione scatta quando, sotto l’effetto di queste sostanze, si mette a repentaglio la vita altrui o si diventa molesti.
Avrei davvero voglia di suggerire a voi tutti la lettura di un prezioso e interessante libro di Giancarlo Arnao intitolato "Proibito Capire".
Vorrei farlo perché nutro la speranza che sia ancora possibile in questo nostro Parlamento un dibattito sull'uso e l'abuso delle droghe proibite e legali non impregnato di posizioni demagogiche.
Signor Ministro, le racconta qualcosa quella scena del leggendario "C'era una volta in America" in cui i gangster piangono la fine del proibizionismo sugli alcolici? Ci rifletta.
Dovremmo chiederci se le politiche proibizioniste abbiano prodotto risultati positivi o se, per caso, non abbiano contribuito alla diffusione e all’uso di ogni tipo di droga, a causa delle dinamiche scatenate da un approccio che ha consegnato il mercato nelle mani della criminalità organizzata, garantendo eccezionali profitti alle narcomafie. La liberalizzazione, di cui qualcuno parla, è quella che vige adesso e che ha scatenato una guerra inutile e perdente.
Per dirla con Arnao, caro Ministro, il proibizionismo moderno è un proibizionismo di tipo verticale, che suddivide il campo “fra sostanze “buone”, il cui uso è lasciato alla responsabilità individuale, e sostanze “cattive”, rigorosamente proibite a chiunque e in qualsiasi circostanza.
Signor Ministro, proibizionisti di ogni tempo e ogni luogo, provate a riflettere sulle sagge parole pronunciate oltre due secoli fa da Thomas Jefferson nelle sue “Note sullo stato della Virginia”: “Se il governo ci prescrivesse le medicine e le diete, il nostro corpo sarebbe come la nostra anima. Così in Francia una volta l’emetico è stato proibito come medicina e la patata come genere alimentare”.
Proviamo a riflettere su quanto affermava nel 1988 Marco Pannella: "Abbiamo privilegiato la parola antiproibizionismo, un concetto che ho sempre teso nella mia esistenza ad allargare a un atteggiamento rispetto allo Stato, rispetto al diritto e rispetto al crimine”.

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