“La “vicenda Don Uva”, al di là degli aspetti relativi all’inchiesta di cui è giusto si occupi la magistratura, “scoperchia” una situazione che da anni come associazione di categoria delle strutture di riabilitazione private accreditate abbiamo ripetutamente posto all’attenzione della massima istituzione regionale e della politica tutta”. Così Antonia Losacco, presidente dell’Aspat Basilicata.
“Senza entrare nel merito delle indagini della magistratura, lo scenario che emerge – aggiunge – è quello di una gestione totalmente svincolata dai criteri di una corretta amministrazione aziendale; una inesauribile serie di appropriazioni, sperperi, dissipazioni, forniture fuori mercato con contratti a tutto favore dei terzi ed ad tutto danno dell’Ente; Assunzioni clientelari in momenti di crisi, assunzioni di personale inutile oppure destinato a mansioni svincolate dalle professionalità richieste; pagamento a piè di lista da parte delle aziende sanitarie – conferma le nostre critiche.
Per cambiare il sistema della riabilitazione minimale-Fkt, ridandole dignità di vero e proprio percorso di tutela della salute, nel corso del nostro primo Forum tematico di fine maggio, come Aspat Basilicata abbiamo indicato una “piattaforma programmatica” basata su una serie di proposte finalizzate a garantire da un lato la compatibilità dei LEA (livelli essenziali di assistenza) con i tetti di spesa da programmare e dall’altro, conseguire il massimo livello di equilibrio e di efficienza relativo all’appropriatezza della domanda e dell’offerta con la qualità dei servizi percepita dai cittadini-assistiti”.
Per queste ragioni l’Aspat rivendica “la proposta di un Tavolo in Regione presieduto dal Presidente Pittella che affronti i temi per il miglioramento della programmazione regionale in ordine al fabbisogno riabilitativo tale da assicurare adeguata continuità ai cittadini, il mantenimento dei livelli occupazionali, stabilità e certezza imprenditoriale ai CEA per assicurare un servizio all'altezza delle aspettative dei cittadini”.
bas 02