Ad un convegno a Muro Lucano il presidente della quarta Commissione ha riproposto la necessità di realizzare un Distretto Agro – energetico
“Nelle aree interne, come quella del Marmo, la produzione di energie rinnovabili, specie dopo il no al nucleare ribadito con il referendum, rappresenta una doppia opportunità per contribuire a raggiungere il 70% di energia da rinnovabili, secondo il tetto regionale fissato nel Piear, e per l’economia locale, rafforzando la consapevolezza che non si può puntare solo sul petrolio”. E’ quanto ha sostenuto il presidente della quarta Commissione consiliare permanente del Consiglio regionale, Rocco Vita (Psi), intervenendo a Muro Lucano al convegno sulle energie rinnovabili promosso dai Maestri del Lavoro d’intesa con il Comune nell’ambito della “Festa della Montagna Grande di Muro”. Vita ha quindi rilanciato la proposta di realizzare un Distretto Agro – energetico, da affiancare a quello della Val d’Agri, e una rete di sistema della filiera agro – energetica nell’ambito dei programmi già previsti dai tre Dipartimenti regionali competenti (Agricoltura, Ambiente ed Attività Produttive).
“Condividiamo in particolare – ha detto – l’obiettivo sostenuto dalla Giunta regionale di consentire di accedere alla libera attività di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in condizioni di uguaglianza e senza discriminazioni nelle modalità, condizioni e termini per il suo esercizio, mettendo fine ad una sorta di monopolio di società e gruppi specializzati. Di qui l’esigenza, già sostenuta da tempo da organizzazioni professionali agricole, in primo luogo la Cia, perché gli agricoltori diventino produttori di energia, predisponendo un vero e proprio Piano di sviluppo delle energie rinnovabili in agricoltura che preveda finanziamenti a quei produttori agricoli che possano produrre bioenergie o partecipare alla gestione di impianti di microcogenerazione da 1 e 2 megawatt. La sottoscrizione del Memorandum di Intesa Stato-Regione sul petrolio, di fatto, – ha sottolineato l’esponente socialista – ha rilanciato la candidatura degli agricoltori lucani che da tempo rivendicano la possibilità di diventare “produttori di energia alternativa” attraverso la realizzazione di mini-impianti (eolici, fotovoltaici, biomasse, idroelettrici, da processi agronomici) innanzitutto per l’auto-approvvigionamento delle aziende agricole ma anche per dare un contributo più complessivo al fabbisogno energetico della regione e del Paese. Gli impianti però devono essere realizzati in modo da assicurare uno sviluppo sostenibile e garantire prioritariamente il soddisfacimento dei criteri prioritari di rispondenza ai fabbisogni energetici e di sviluppo locali; massima efficienza ed uso delle migliori tecnologie disponibili; minimo impegno di territorio; salvaguardia ambientale”.
Nel sottolineare che “il decreto legislativo 28/2011 riapre in Basilicata tutta la partita delle rinnovabili che la delibera GR n. 2260 del 29/12/10 (linee guida per la progettazione degli impianti di produzione di energia alternativa) aveva in qualche modo limitato”, Vita ha detto che “le modifiche da sostenere devono puntare a disciplinare in forma più consona le procedure attuative declinando nel contempo meglio e con maggior coerenza i fabbricati e le strutture, in presenza delle quali scattano preventivamente alcuni prerequisiti e prescrizioni, nel caso di avvio di opere destinate alla costruzione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (in questo caso eolici). L’obiettivo è quello di favorire e garantire senza particolari divieti e rigidità, standard di sicurezza verso i cittadini tesi a garantire, l’incolumità della loro salute, la contestuale salvaguardia, tutela e preservazione dei nostri territori rurali, delle aziende agricole e loro annessi, cioè tutto quel complesso di opere che caratterizza e contraddistingue siti e paesaggio rurale della Basilicata”.