“Un passo avanti significativo, sollecitato da tempo unitariamente da Cgil, Cisl, Uil, per dare attuazione ai contenuti del Patto di Sistema Basilicata Obiettivo 2012 e per sbloccare il mercato del lavoro”. E’ il commento del segretario regionale della Uil Carmine Vaccaro al provvedimento della Giunta Regionale sull’apprendistato, sottolineando che “in particolare l'apprendistato professionalizzante può rappresentare una boccata di ossigeno per le imprese e contribuire a creare alcune migliaia di nuovi posti di lavoro senza costi aggiuntivi per la pubblica amministrazione”.
Per inquadrare il provvedimento l’Ufficio Studi della Uil lucana ha rielaborato, in chiave regionale, i dati del XII Rapporto Isfol di Monitoraggio sull’apprendistato diffuso a fine 2011. Dunque la situazione precedente al nuovo pacchetto normativo è di 2.842 apprendisti occupati nel 2010 (di cui 50 minori), rispetto ai 2.967 del 2009 (di cu 68 minori) e i 3.281 del 2008 (di cui 120 minori). L’arretramento nel giro di tre anni è pari al 13,4%. In calo, sia pure più contenuto, anche le risorse impegnate che sono passate da poco meno di 1 milione di euro (2008) a 829 mila euro (2009) sino a 885 mila euro (2010). Quanto all’attività di formazione nel 2010 ammonta a 18.820 ore quella di formazione pubblica che ha coinvolto 520 apprendisti (media di 35 ore/apprendista la più bassa dopo quella registrata nel Lazio) di cu 399 (75,6%) ha portato a termine il percorso formativo.
Lo studio – sottolinea Vaccaro – conferma le criticità di un’occupazione in cui i maggiori “perdenti” risultano essere soprattutto i giovani e quelle tipologie contrattuali, quale l’apprendistato, che potrebbero assicurare un futuro lavorativo stabile. Con il Patto di Sistema Obiettivo Basilicata 2012 abbiamo individuato alcune misure per non lasciare soli, specie i ragazzi e le ragazze, ad affrontare l’emergenza precariato che sarà, anche per il 2012, uno dei temi centrali della questione lavoro. E’ proprio la quota di apprendisti, pari all'1,4% dell’esercito di lavoratori atipici, secondo il dato Isfol, che – aggiunge – deve stimolarci a puntare di più sull'apprendistato, per assicurare tutele a tutti i giovani precari che ne sono privi, usare la leva degli incentivi per trasformare la condizione di precarieta' in lavoro stabile.
C’è bisogno dunque, ed è quello che abbiamo fatto nel confronto con il Ministro Fornero e le organizzazioni imprenditoriali, tra cui Confindustria nazionale con cui il 18 aprile scorso abbiamo firmato un accordo interconfederale, di una rivisitazione dell’attuale sistema di accesso al lavoro, soprattutto per i giovani, che deve trovare le sue basi in “buoni” e “stabilizzanti” ingressi al lavoro, indirizzando coerentemente verso questi strumenti gli incentivi fiscali e previdenziali senza la quale diventa effimera non solo una crescita occupazionale, ma soprattutto un aumento dei posti di lavoro standard. Il lavoro non standard – continua Vaccaro – aumenta le probabilità di transitare verso un impiego stabile. Tuttavia, la velocità di trasformazione di conversione dei contratti flessibili in occupazioni stabili si è ridotta e gli esiti negativi sono aumentati, segnale che la crisi l'hanno pagata in particolare gli atipici e coloro che nel mondo del lavoro ancora non erano entrati a fine 2008. Anche nelle dinamiche di passaggio dal lavoro atipico e dalla disoccupazione al lavoro standard i giovani e le donne risultano i più svantaggiati. Insieme alle misure per incoraggiare e promuovere posti di lavoro stabili tra i giovani vanno però, nel contempo, create le condizioni per una ripresa economica, senza la quale – conclude Vaccaro – diventa effimera non solo una crescita occupazionale, ma soprattutto un aumento dei posti di lavoro standard”.
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