L’Anp, l’Associazione nazionale pensionati aderente alla Cia della Basilicata interviene in merito alla sperequazione pensionistica che colpisce soprattutto i pensionati autonomi e tra questi gli agricoltori che subiscono le conseguenze più pesanti dell’aumento del costo della vita che non trova alcuna risposta nei cosiddetti adeguamenti dell’indennità pensionistica previsti dal ddl licenziato dal Senato. “E’ il Lazio – spiega la nota – a percepire il reddito mediamente più elevato (18.885 euro annui), superiore del 40% a quello dei pensionati della Basilicata (13.486 euro), che invece è il più basso tra le regioni italiane. Attualmente, infatti, sono 7 su 10 i pensionati delle aree rurali a essere vicini alla soglia di povertà”.
“Per questi motivi, la Cia e il suo Patronato Inac – afferma Vito Pace direttore regionale Inac Basilicata – ritengono che, dopo l’ultima riforma delle pensioni, che ha elevato in modo consistente l’età pensionabile, questa norma non abbia più ragione di essere. In questo contesto, con i pensionati che fungono da “ammortizzatori sociali” per le famiglie, c’è una legge sulle pensioni che sposta progressivamente in avanti la data del “fine lavoro”. E’ necessario che al centro del dibattito politico insieme all’economia, ai lavoratori, alle imprese – sottolinea l’Anp-Cia – ci siano anche i pensionati. Nelle campagne la carenza è strutturale ed è aggravata dai recenti tagli alla sanità e in particolare al Fondo per la non auto-sufficienza, che grava su anziani e pensionati.
C’è l’esigenza di lavorare a una riqualificazione di queste aree, prendendo le misure locali di intervento per le non autosufficienze”.
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