“Innovazione, eco-sostenibilità e propensione all’export: questa la ricetta “anti-crisi” delle giovani aziende agricole, che riescono a realizzare il 15 per cento in più di fatturato delle imprese guidate dai colleghi ‘senior’”. A sottolinearlo è l’Agia- associazione dei giovani imprenditori della Cia, sollecitando la definizione di misure ed azioni per favorire il trasferimento ai giovani di aree demaniali che in Basilicata ammontano a circa 24 mila ettari.
“Nelle campagne – ricorda l’Agia – due aziende su 10 sono guidate da ‘under 40’. Un numero ancora piccolo, ma suscettibile di forte crescita, tanto più che in meno di tre anni le imprese ‘junior’ sono aumentate dall’8 per cento circa al 9,9 per cento del totale. Sono ancora pochi ma quando hanno gli strumenti necessari per partire, i giovani danno un apporto fondamentale al settore in termini di performance imprenditoriali. Uno dei fattori che incide in modo determinante sui bilanci aziendali è la capacità dei giovani di internazionalizzare la propria impresa. Oggi l’80 per cento delle imprese agricole che opera solo sul territorio nazionale ha i fatturati in calo e le nuove leve dell’agricoltura italiana dimostrano di aver capito molto bene che di fronte alla debolezza della domanda interna, l’unico vero motore di crescita resta l’export. L’Ufficio di Presidenza della Cia lucana ribadisce la necessità di tenere conto di alcune specificità del mercato del lavoro agricolo nel definire le misure incentivanti che -se applicate solo ai rapporti a tempo indeterminato- avrebbero scarsa incidenza sui datori di lavoro agricolo. Nello specifico, la necessità di rivedere il limite comunitario de minimis agli aiuti di stato alle imprese agricole (oggi fissato a 7.500 euro nel triennio) che di fatto rende inapplicabili tutte le misure incentivanti in materia di lavoro e di sicurezza".
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