Affreschi cappella Brienza, Vita: necessari interventi

Il capogruppo del Psi in Consiglio regionale fa notare che una delle principali testimonianze artistiche del territorio lucano d’età moderna rischia di essere irreparabilmente danneggiata dalle estesissime infiltrazioni di umidità

“Il preoccupante stato di conservazione del ciclo pittorico della Cappella di Santa Maria degli Angeli a Brienza, risalente agli anni Venti del Seicento, sollecita un urgentissimo intervento da parte della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata e del comune di Brienza, a cui appartiene l’edificio sacro”. A sostenerlo è il capogruppo del Psi in Consiglio regionale Rocco Vita sottolineando che “è una delle principali testimonianze artistiche del territorio lucano d’età moderna. Non è un caso che gli studiosi più accreditati da tempo abbiano attribuito tali pitture a Giovanni de Gregorio, detto il Pietrafesa, il maggiore pittore locale del XVII secolo”.

“Oggi, purtroppo, gli affreschi di Santa Maria degli Angeli – evidenzia Vita – rischiano di essere irreparabilmente danneggiati dalle estesissime infiltrazioni di umidità che interessano in particolare la parete sinistra e la parete d’altare del sacello, in gravissimo stato di abbandono e, di fatto, ridotto a poco più di un deposito di attrezzi agricoli. L’umidità, proveniente dal terreno retrostante la cappella, ha ormai determinato la perdita delle superfici pittoriche inferiori delle suddette pareti, dove le infiltrazioni hanno causato la risalita dei sali con il conseguente distacco della pellicola pittorica. In buona parte della superficie interessata le muffe hanno raggiunto lo spessore di 3-4 centimetri”.,

Vita sottolinea che “sulle pareti della piccola chiesa rurale burgentina si snoda un articolato racconto composto da Storie della Vergine Maria, dei santi Francesco d’Assisi e Antonio di Padova e dalle figure isolate dei Santi Pietro, Paolo, Biagio, di alcuni Profeti e di Angeli. Uno degli aspetti maggiormente significativi del ciclo, che in parte si deve anche al coinvolgimento dei collaboratori del Pietrafesa, è la complessa impaginazione delle scene, inserite entro un elegante apparato di finte architetture e motivi ornamentali, dipendenti senz’altro da modalità decorative di matrice romana del primo Seicento (forse assunte dal contesto napoletano). Tale specificità, unitamente alla qualità pittorica elevata di buona parte degli affreschi, rende l’impresa pietrafesana davvero un unicum, per l’epoca in questione, nel territorio lucano. E il ciclo di Brienza è anche l’ultimo esempio di analoghi, gustosi apparati decorativi ad essersi conservato dell’intera produzione del maestro, dopo la perdita definitiva di simili opere che ornarono un tempo analoghi ambienti compresi tra la Lucania e il Vallo di Diano. Di qui la sollecitazione ad un urgentissimo intervento da parte della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata e del Comune di Brienza”.

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