Ad Atella dialogo con Claudia Fabris

Attrice, fotografa, performer e organizzatrice di programmi culturali soprattutto a Sud, parlerà del suo ultimo lavoro letterario “La Cameriera di Poesia". Domenica 17 Novembre ore 17 presso le Scuderie di Palazzo Saraceno, dal 2022 PaloMuseo Civico.

Domenica 17 novembre ore 17 presso le Scuderie di Palazzo Saraceno, dal 2022 PaloMuseo Civico ad Atella, è in programma un dialogo con Claudia Fabris, la chirurgo della parola, attrice, fotografa, performer e organizzatrice di programmi culturali soprattutto a Sud, intorno all’ ultimo lavoro letterario “La Cameriera di Poesia”, per i tipi di AnimaMundi Edizioni di Otranto.

Con il patrocinio del Comune del Vulture, invitata dal Circolo di Cultura “La Torre” e dalla MEWE impresa socio-culturale, grazie al contributo di Fattorie Donna Giulia, centrale del latte della Basilicata con sede nel comune angioino, l’iniziativa mira a riaffermare che la tecnologia più pervasiva della terra sia il linguaggio e che le arti non dovrebbero essere godute come eventi, ma essere parte della vita di tutto i giorni, perché come il pane quotidiano nutrono le menti ad ogni età.

 Claudia Fabris, con “La Cameriera di Poesia”, “fa un Presente alla comunità del Vulture di Basilicata. Nel PaleoAtella regala domenica prossima qualche assaggio, qualche piccola degustazione del suo ristorante, piatti unici presenti nel libro e un breve menù degustazione di una ventina di minuti, una specie di colazione d’asporto.

 Chi conosce e apprezza da tempo questa proteiforme artista sa bene che Claudia Fabris con la precisione di un bisturi sviscera il significante della parola, giunge al nocciolo archetipico che la compone per attribuirle vita nuova, pronta ad essere conservata, una volta fatta propria dall’ascoltatore lettore.

Ogni poesia, tenuta tra i denti e centellinata parola per parola rivela un segreto.

Il comune denominatore è il pensiero forte che il mondo, anche quello interiore,  viene creato dal legame naturale e primitivo che tesse le lettere e interconnette i suoni. La convinzione che la terra stessa si serve dell’uomo come proprio strumento a fiato per poter suonare, per darsi voce. Immergendosi nel tema dell’etimologia e della traslazione di tutti quei suoni che si ripetono identici a distanze smisurate, si arriva a immaginare l’esistenza di una prototipica «lingua dell’essere umano», dimenticata a seguito del crollo della torre di Babele.

Ed un Presente si dovrebbe accogliere di buon grado”.

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