Per il consigliere di Api “ l’ordine del giorno sulla gestione delle risorse idriche approvato all’unanimità in Consiglio regionale mira alla difesa ed alla tutela dei diritti e degli interessi della Basilicata”
“Il documento votato dal Consiglio regionale – afferma Singetta – con cui si dichiara la contrarietà al raddoppio della condotta del Sinni, dimostra l’unità di intenti delle diverse forze politiche a tutela del territorio. L’Accordo di programma del 5 agosto 1999 rappresentava il primo e concreto esempio di federalismo solidale. La gestione della risorsa idrica, prevista dall’Accordo presenta una serie di principi e contenuti che sono poi confluiti nella direttiva comunitaria 2000/60. L’Accordo di programma applica, per la prima volta, il principio della valutazione economica della risorsa acqua ai fini del recupero dei costi di servizio e delle risorse finanziarie per far fronte alle problematiche ambientali connesse alla realizzazione dei sistemi infrastrutturali”.
“Non dobbiamo dimenticare, infatti – sottolinea Singetta – che l’elevato numero di opere di sbarramento realizzate lungo i principali corsi d’acqua della regione ha determinato alcune criticità quali: la sottrazione di terreni per la creazione di grandi bacini di invasi; fenomeni di arretramento delle coste che hanno colpito aree ad alta vocazione turistica ed agricola; problematiche idrogeologiche connesse alla realizzazione di grandi infrastrutture idriche in un territorio particolarmente soggetto a movimenti franosi e a rischio idraulico. Con deliberazione del 27 aprile del 2004 – continua Singetta – il Comitato di Coordinamento dell’Accordo di Programma ha definito la componente ambientale della tariffa dell’acqua all’ingrosso. Tali oneri rappresentano il contributo dei soggetti utilizzatori ai costi sostenuti dalla Regione Basilicata per garantire gli interventi di compensazione e riequilibrio ambientale, di manutenzione del territorio, per salvaguardare le caratteristiche geomorfologiche ed ecologiche dei nostri bacini idrografici. Gli studi e le ricerche condotte dall’Autorità di Bacino della Basilicata, infatti, hanno evidenziato la stretta relazione tra arretramento costiero e riduzione del trasporto solido dei corsi d’acqua lucani con foce nel mar Jonio”.
“Il problema della protezione delle coste in Basilicata – sostiene Singetta – ha assunto carattere emergenziale in quanto l’entità dei fenomeni erosivi, ad oggi, ha arrecato ingenti danni ai sistemi naturali, ai beni storico-culturali, ai sistemi antropici ed alle attività economiche presenti nell’area costiera. Vi sono tuttavia ancora problemi irrisolti che hanno inciso sulla decisione assunta dal Consiglio regionale, quali il costo industriale dell’acqua (determinato con deliberazione del 28 aprile 2008 del Comitato di Coordinamento), da corrispondere direttamente al soggetto gestore, differenziandolo per i diversi usi (potabile, agricolo, industriale). L’applicazione di tali costi è ancora sospesa in attesa della trasformazione dell’Enpli bloccata dal Governo nazionale. Da considerare, inoltre, i mancati pagamenti della Regione Puglia per decine di milioni di euro che non rappresentano certo un incentivo al raddoppio della condotta. Soprattutto da tenere presente il fatto che, se con 180 milioni di euro ‘recuperati’ dai fondi Fas è possibile portare da 110 milioni. di mc/ a 150 la quantità d’acqua potabile destinata alla Puglia, non si comprende per quale motivo i soldi non vengano spesi (in misura molto inferiore) per evitare le perdite che rappresentano ancora circa il 50 per cento dell’acqua trasportata. Ovvero si potrebbe raggiungere lo stesso risultato con un costo ben inferiore. Ecco perché il Consiglio regionale – conclude Singetta – ha fatto bene ad esprimersi contro il raddoppio della canna: dobbiamo essere i primi a difendere i nostri diritti ed i nostri interessi”.