Con la Strage di Piazza Fontana a Milano del 1969 gli anni 60 si chiudono. Vanno via con le loro illusioni, le loro follie. E il futuro sarebbe stato ben diverso da come molti l’avevano immaginato. Da quel momento in poi, per oltre un decennio, si sarebbe dovuto fare i conti con le armi, le bombe, la paura, con altri morti, altri delitti. Con la prospettiva di altre stragi anche più crudeli (Piazza della Loggia, l’Italicus, la Stazione di Bologna…) scaturite dalla stessa logica di destabilizzare (dall’interno dello Stato) le istituzioni democratiche. In larga parte di questo parla il libro di Paolo Cucchiarelli “Il segreto di Piazza Fontana” (Ponte alle Grazie Editore) alle cui pagine il regista Marco Tullio Giordana liberamente si è ispirato per girare “Romanzo di una strage” (2012). Film su cui molto si è discusso alla sua uscita e che chiude il 21 giugno – è scritto in un comunicato – allo Spazio dell’Associazione Culturale la Biblioteca Rivellese (ore 18.00), la rassegna “1969: anno bomba”, curata da Mimmo Mastrangelo e promossa dal Gal-Cittadella del Sapere. Girato aTorino e Milano, il film di Girdana, tratta della strage di Piazza Fontana con la bomba fatta scoppiare nei locali della Banca dell’Agricoltura di Milano, causando la morte di diciassette persone e una ottantina di feriti. Come il libro di Cucchiarelli, la pellicola sostiene la discutibile tesi di una doppia deflagrazione (una bomba fatta scoppiare dagli anarchici e l’altra dai servizi segreti deviati) e ripercorre gli eventi che seguirono la strage: dalla morte di Pino Pinelli nella questura Milano all’assassinio del commissario Calabresi, avvenuto il 17 maggio 1972. Marco Tullio Giordania con questa sua performance (politica) ha cercato di mettere ordine in una materia che infiamma ancora strutturando la vicenda (i fatti) per capitoletti. Mettendo al centro della sua costruzione le figure di Pinelli e Calabresi, il regista decide di scegliere le persone (e le ragioni delle proprie azioni) piuttosto che gli slogan e certe scelte campo “Alla fine, però, per alcune rivelazioni finisce per semplificare i fatti e sposare la tesi del complotto. Il film ottenne 16 candidature al David di Donatello vincendone tre. Cast di primo ordine: da Valerio Mastandreaa Pier Francesco Favino, da Fabrizio Gifuni a Luigi Lo Cascio, da Michela Cescon a Laura Chiatti.