A MILANO “BASILICATA TERRA DI CINEMA”

Alla libreria Rizzoli, in Galleria Piazza Duomo a Milano, è stata la volta di “Basilicata terra di cinema. Non solo paesaggi ma anche talenti”. Il pubblico ha assistito al colloquio tra due giovani registi: Giuseppe Marco Albano, vincitore del David di Donatello 2015 per il miglior cortometraggio, e Antonello Faretta, autore di “Montedoro”. All'incontro ha partecipato anche Paride Leporace, direttore di Lucana Film Commission, fondazione che promuove e sostiene la produzione di opere cinematografiche televisive, audiovisive e pubblicitarie, italiane ed estere, in Basilicata. “Gli straordinari paesaggi lucani sono stati promossi da grandi autori, da Pier Paolo Pasolini a Francesco Rosi, da Dino Risi a Roberto Rossellini, da Michele Placido a Giuseppe Tornatore, fino ad arrivare alle grandi major hollywoodiane, con registi come Mel Gibson e Catherine Hardwicke: la Basilicata è la protagonista indiscussa, celebrata a Hollywood come a Cinecittà” ha dichiarato Leporace. Andare in Basilicata significa intraprendere un viaggio dentro il cinema, scoprire nuovi teatri di posa, con scenografie sempre diverse: dagli sfondi naturali di mari e montagne ai piccoli e grandi insediamenti urbanistici, dall'architettura rupestre ai sapori dei luoghi incontaminati. Un set senza confini. Oltre quaranta pellicole girate in più di cinquant'anni: neoralismo, film verità, cinematografia biblica, storie di orchi e demoni, ritratti del mondo contadino, commedie all'italiana, melodrammi in costume, sogni, miracoli e magie. “La nostra terra vanta giovani maestranze professionali, esplose soprattutto dopo il film di Rocco Papaleo “Basilicata coast to coast” – sottolinea il direttore -, autori che con la loro creatività sono in grado di affrontare la concorrenza internazionale, basti pensare allo stesso Nicola Ragone che ha vinto il Nastro d'argento 2015. Insomma, hanno tanti ingredienti per realizzare un cinema di qualità: girano il mondo, usano tecnologie low cost e hanno capito che occorre lavorare in gruppo, perché il cinema è un lavoro collettivo”.

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