A più di due anni dall’approvazione del regolamento della legge sull’archeologia preventiva, l'Associazione Nazionale Archeologi sottolinea – in una nota – sottolinea come l’attività professionale in ambito archeologico continui ad essere viziata dall'assenza di riconoscimento professionale. Ciò favorisce la diffusione di cattive pratiche e di frequenti anomalie sul mercato del lavoro.
L’assenza, inoltre, di parametri retributivi univoci per l’attività di archeologo genera una contrattazione individuale dei compensi professionali, che, talvolta, va a scapito della qualità degli interventi e della professionalità degli esecutori.
L'attuale quadro di confusione e l'assenza di regole legittimano sempre più pratiche di concorrenza sleale, se non di vera e propria scorrettezza professionale. Pratiche che penalizzano proprio i professionisti più qualificati e competenti.
E' evidente, peraltro, che finché non maturerà negli stessi archeologi una coscienza professionale, che spinga ad attribuire adeguato valore alle proprie prestazioni, rimarrà vano ogni tentativo di giungere al riconoscimento e alla regolamentazione della professione.
Il rispetto di una Deontologia professionale è, infatti, prima ancora che verso l'Associazione, un atto doveroso nei confronti di se stessi, dei propri colleghi, dei committenti, delle istituzioni e della collettività titolare del patrimonio culturale, ma anche una premessa imprescindibile per qualsiasi rivendicazione della categoria.
Bas 03