Par condicio, Rosa su decisione Agcom

Il consigliere regionale del Pdl stigmatizza l’atteggiamento del presidente De Filippo e chiede “un chiarimento politico bipartisan tra tutte le forze politiche in Consiglio regionale sul ruolo e la gestione della comunicazione istituzionale”

“Credo che sia arrivato il momento di un chiarimento politico bipartisan tra tutte le forze politiche in Consiglio regionale sul ruolo e la gestione della comunicazione istituzionale in Regione Basilicata, analizzando e discutendo su quella che è la funzione attuale del sistema ‘media pubblici’, dei piani editoriali istituzionali e della loro gestione, definendo quale siano gli ambiti, i confini e la gestione del pluralismo”. E’ quanto afferma il consigliere regionale del Pdl, Gianni Rosa, commentando una recente decisione dell’Agcom, che a seguito di una segnalazione del presidente del Csail Filippo Massaro (che aveva denunciato una violazione della par condicio per una dichiarazione del presidente della Regione De Filippo in merito all’ammissione dei quesiti referendari, pubblicata il 1 giugno 2011), “ha espresso il suo parere – afferma Rosa – stabilendo che ‘la dichiarazione del Presidente della Regione, pubblicata in data 1 giugno 2011, sul sito istituzionale della Regione non integri i caratteri di impersonalità e indispensabilità ai fini dell'efficace svolgimento delle funzioni’”.

“Avevamo visto giusto – afferma l’esponente del Pdl –. Il primo di giugno avevamo stigmatizzato l’atteggiamento del presidente della Regione definendolo ‘l’Impar Condicio’ di De Filippo, che dal ‘Maniero di viale Verrastro’, dove le regole sono da rispettare solo per gli altri, si dilettava tramite il portale istituzionale della Regione Basilicatanet a commentare la decisione della Cassazione riguardo al referendum sul nucleare e contestualmente invitava i lucani a votare quattro Si, facendo sponda così al suo segretario regionale del Pd Roberto Speranza. In quei giorni, in piena campagna elettorale, mentre le rigide regole della par condicio vincolavano la comunicazione politica a precisi limiti e a categorici divieti, De Filippo si avventurò in un vero e proprio raid mediatico in una sorta di campagna elettorale tramite il portale pubblico pagato con i soldi dei contribuenti, in violazione delle regole imposte dalla par condicio”.

“Se evidentemente in viale Verrastro si crede che le regole sono fatte per essere violate, a piacimento dal gota del centrosinistra e di qualche vassallo di turno, nel resto d’Italia la si pensa diversamente, per fortuna. Ma ancora più grave è il commento di De FiIippo che considererebbe un motivo di vanto civile aver infranto la par condicio e che reputa una censura la decisione dell’Autorità garante delle comunicazioni per la presenza di un commissario già parlamentare del Pdl. Il governatore De Filippo ha perso l’occasione di uscirne elegantemente ammettendo di aver sbagliato e rispettando il parere di un organo di vigilanza autonomo dalla politica, invece dimostra ancora tutta l’arroganza del ‘potente di provincia’. A Roma hanno ben altri pensieri e preoccupazioni che assurde censure che esistono solo nell’immaginario di chi ha sbagliato. Rimarchiamo ancora che De Filippo ha assunto un comportamento lesivo delle istituzioni e delle regole liberal democratiche”.

“Oltre ai partiti e movimenti con rappresentanza istituzionale in Consiglio, che hanno un canale diretto e privilegiato nell’informazione, esiste il resto della società ben più ampio e complesso e variegato, che corre il pericolo di non aver voce e visibilità”, afferma ancora Rosa che auspica “un confronto propositivo al quale la politica non può e non deve sottrarsi; l’informazione e la libertà di informazione sopratutto nel rispetto e nella tutela delle minoranze, questo è il vero baluardo alle caste ed ai loro privilegi. Personalmente penso che il Consiglio regionale di Basilicata possa dare una scossa con una svolta istituzionale nella gestione dell’informazione pubblica, anche nella valorizzazione di tante eccellenze e professionisti del settore che abbiamo in Lucania nel solco della meritocrazia delle capacità”.

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