Papaleo (Ucid): un rilancio etico della Basilicata

“Vincenzo Verrastro, primo Presidente della Regione Basilicata, rievocarlo oggi, alla luce delle vicende quotidiane che stiamo attraversando, è importante per poterci rifare ai Suoi insegnamenti non solo politici, ma di vita, anche grazie alla pregevole pubblicazione voluta dalle figlie e resa possibile dalla figlia Valeria”. Lo afferma, in un comunicato stampa, Antonio Papaleo, presidente Ucid Potenza. “Un volume arricchito dalla prefazione del Professore D’Andrea che, non a caso, lo appella quale “maestro”, a cui tanta classe politica si è nel tempo riferita, proprio grazie ad un impegno che non fu mai informato da bassa politica e, meno che mai, dal tradimento degli ideali cui si rifaceva e, principalmente, quelli di cattolico praticante e, perciò stesso, con la massima attenzione al bene comune. Una sottolineatura forte su questo specifico tema viene già dall’introduzione al volume, laddove si richiama come il senso del bene comune, cui Verrastro amava riferirsi, era costantemente il Suo obiettivo prioritario, testimoniandolo attraverso la promozione della giustizia sociale e la lotta al privilegio. Un vero e proprio assillo che, come testimoniano i Suoi scarni ma efficaci appunti del diario, lo quasi tormentava, tanto da invocare sempre la mano divina nell’agire quotidiano. Il tormento maggiore era dovuto alla quasi impossibilità di poter soddisfare le tante istanze personali e collettive che venivano a Lui rappresentate e, fra queste, principalmente la fame di lavoro che, coniugata al discrimine verso il più debole, genera una società “impastata di egoismo e di violenza”. A Verrastro, che ho avuto modo di frequentare durante le mie passate esperienze di impegno nel sociale, ho inteso tributare questo modesto contributo di riconoscimento, augurandomi che non venga mai meno quello dell’intera comunità di Basilicata. Un decadimento che a distanza di trentacinque anni manifesta ulteriormente e con maggiore drammaticità i tratti dell’ulteriore fatiscenza, a cui non si è saputo e voluto porre adeguato rimedio, anche per la caduta dei costumi e per l’allargamento dei fossati tra politica e cittadino. Né ci conforta il ritornello con cui si richiamano riformismi, liberismi e populismi, a cui altri fanno eco con esorcismi quali il “patto sociale”, invocato da Marchionne per la vicenda FIAT/SATA, che in concreto prelude ad un abbattimento dei diritti acquisiti e che andrebbero mortificati per poterli scambiare con il lavoro, semmai reso sempre più precario.
Oggi più che mai si avverte la mancanza di uomini non disponibili a barattare la propria poltrona con un qualsivoglia accordo o pseudo tale; parte da questa riflessione l’urgenza di confronti serrati e producesti con i Segmenti Organizzati della Società; per verificare tutti insieme, senza particolarismi, le strade più opportune per un rilancio etico, morale e di sviluppo del territorio e dei suoi abitanti”.
(bas – 04)

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