Napoli (Pdl): Fiat, Ferrero e le occasione perdute

A confronto due realtà industriali che operano da anni in Basilicata, puntualizzando il ruolo rivestito dalla politica nell’industrializzazione post-terremoto

“La reindustrializzazione post – terremoto del 1980 – ricorda Napoli – portò alla individuazione di aree industriali che avrebbero dovuto fornire alla Basilicata le carte giuste per realizzare un solido tessuto economico. Molte aziende, anche di rilievo nazionale, avviarono attività sul nostro territorio, ma senza concretizzare quello che era divenuta una giusta attesa di miglioramento reale della qualità della vita, al di là di ogni sia pur ottimistico ‘sogno lucano’. Ad oggi – continua il consigliere del Pdl – sono pochissimi i modelli industriali che, grazie alle leggi speciali, hanno conosciuto razionale esecuzione, anche in presenza della possibilità di realizzare gli stabilimenti pressochè a costo zero. Tra questi, positivo l’esempio della Ferrero di Balvano che ha saputo impiantare e consolidare una struttura con una capacità produttiva tra le migliori del Mezzogiorno”.

“Venticinque anni di attività – specifica Napoli – oltre trecento dipendenti, mai un giorno di cassa – integrazione, a testimonianza di una longevità industriale e di un lungimirante governo del mercato nel settore dolciario. Alla situazione dell’azienda piemontese fanno da contraltare le cronache politico – sindacali che si occupano spesso e, soprattutto in questi ultimi tempi, di un’altra azienda piemontese, la Fiat che, nel corso degli anni di attività in Basilicata, ha fatto molto parlare e discutere, e non solo per la sua attività industriale. Nonostante livelli produttivi altissimi – sottolinea Napoli – la Fiat ricorre spesso a periodi di cassa – integrazione per tamponare le flessioni del mercato e, quindi, le sofferenze nelle vendite, che determinano un rallentamento della produzione. Il confronto tra le due aziende, indubbiamente diverse sia per settore produttivo che per organizzazione del lavoro, unite però dal fattore comune di operare sul territorio lucano, è sintomatico delle contraddizioni che vive la nostra regione da sempre in affanno tra periodiche e perduranti crisi industriali e crescente disoccupazione, fenomeni questi, determinati soprattutto dalle gravi carenze infrastrutturali che, ancora oggi, penalizzano pesantemente l’apparato economico”.

“Intorno alla Fiat – rileva Napoli – si è creato un indotto industriale che opera accanto al colosso torinese e ne condivide appieno il destino, mentre nell’area industriale di Balvano, nonostante la presenza di un’azienda leader come la Ferrero, non si è avuto lo sviluppo di aziende satelliti e, comunque, di un indotto in grado di dare corpo alle potenzialità dell’area nord-ovest della Basilicata. La Ferrero, da oltre vent’anni, produce importando materie prime dalle altre regioni perché in Basilicata non è stato fatto alcunché per favorire la nascita di strutture, anche medio-piccole, capaci di supportarne la produzione. La politica regionale – sostiene Napoli – non ha fatto nulla affinchè non si creasse solo un’oasi nel deserto e non ha mai dedicato la giusta attenzione ad una realtà produttiva vincente, quale quella rappresentata dalla Ferrero, se non per cercare di ottenere qualche posto di lavoro, per così dire, ‘a compensazione dell’occupazione del territorio’. La superficialità dei nostri amministratori e l’incapacità di gestire le risorse – conclude Napoli – non ha, in tal modo, consentito lo sviluppo di un’intera area che avrebbe potuto rappresentare il volano per una esaustiva espansione economica, in virtù della creazione di nuove e numerose opportunità di lavoro in settori disparati, come è normale che avvenga laddove opera un’azienda di grandi dimensioni con riferimenti produttivi sul territorio nazionale e che ha bisogno di materie prime merceologicamente diversificate, oltre a manodopera qualificata per la costante manutenzione degli impianti”.
 

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