Per il consigliere regionale del Pdl “manca quel tessuto produttivo tale da ipotizzare crescite concrete”
“La nuova realtà dell’economia ci impone di optare su scelte diverse che rompano decisamente con le logiche del passato. Si sente parlare, spesso, di ‘generazione mille euro’. Recentemente sono usciti nelle librerie testi molto interessanti, oltre ai tanti articoli di giornale e dibattiti televisivi che ci aiutano a riflettere ed affrontare con più serietà il problema. Il tema è rappresentato dal fatto che la maggior parte delle giovani generazioni hanno come obiettivo il raggiungimento di questa cifra per vivere. Nessuno riesce più a sognare prospettive diverse. La nostra, è la prima generazione in cui i figli vivono in condizioni peggiori dei genitori. Mai come in questi anni, il divario di qualità della vita, rispetto alle precedenti generazioni, è così accentuato, allo stesso tempo, però, manca un vero e proprio patto generazionale, dovuto soprattutto al senso di forte disorientamento e sfiducia”.
“Le cause – a parere di Napoli – sono innumerevoli. Da un recente studio realizzato da due ricercatrici dell’Ispc (Istituto Protezione e Sicurezza dei Cittadini), emerge la difficoltà dell’intero Mezzogiorno in termini di competitività, ma il dato allarmante lo si denota osservando la classifica delle Regioni del Sud. Gli indici regionali calcolati dall’Ispc sono eclatanti e rappresentano la media ponderata di 11 indicatori, non solo economici. Per stilare la classifica sono stati presi in considerazione la qualità delle istituzioni, la stabilità economica, le infrastrutture, la salute, l’istruzione primaria e secondaria ed altri dati relativi all’efficienza, cioè formazione di terzo livello educazione permanente, mercato del lavoro, dimensione dei mercati, e dati riguardanti l’innovazione, riferiti all’aggiornamento tecnologico, modernità del mondo degli affari e innovazione. Fanalino di coda è la Basilicata, posizionandosi in Europa, rispetto alle altre regioni, al duecentotrentacinquesimo posto con un punteggio pari a – 0,918, preceduto da Molise e Sardegna. Noi, classe politica tutta, ci troviamo dinanzi a delle gravissime responsabilità, continuando a commettere l’errore di pensare al breve periodo, ad accontentare con prospettive occupazionali incerte e di pochi euro al mese, per tempi brevissimi. A volte bisognerebbe fermarsi e riflettere, la politica sta alimentando lo sviluppo dell’incertezza e della fuga dei ragazzi più preparati ad entrare nel mondo del lavoro”.
“E’ necessario mettere in campo tutto – sostiene Napoli – ciò che possa, in qualche maniera, liberare la creatività, tenendo conto delle risorse che esistono sul nostro territorio. L’alibi del sottosviluppo, l’alibi alla rendita pubblica, al compromesso eternamente a ribasso, l’antica tattica stantia del lamento, rimbombano troppo spesso nella stessa aula del Consiglio regionale. Non è pensabile immaginare di continuare a vivere dipendendo dalle risorse calate dall’alto, molti dimenticano che dal 1996 al 2003, ad esempio, sono state attribuite al Mezzogiorno ben 280 miliardi di euro, una massa straordinaria di risorse, senza reali segnali di crescita. E c’è chi, addirittura, continua a lamentare l’assenza del Governo centrale rispetto alle annose problematiche del Sud del Paese. Gli incentivi sono lo strumento più gradito dalla cattiva politica, quella dello sguardo corto, quello della ricerca della clientela come strategia per acquisire consenso, quello dell’erogazione dei favori come fine e mezzo del potere politico. Bisogna immaginare un sistema di incentivi diverso, con obiettivi chiari, svincolati dalla intermediazione della politica che, in qualche maniera, è la vera grande piaga che soprattutto l’imprenditoria lucana si trova ad affrontare. E’ duro ammetterlo, ma le piazze e numerosi bar del nostro Mezzogiorno, un tempo, per i nostri padri, luoghi di incontro del dopo lavoro, oggi rappresentano, purtroppo, il simbolo dell’abbandono di una generazione. C’è una parte dei nostri giovani che non ha più a cuore le opportunità rispetto alle garanzie. Oggi l’unica possibilità per chi è realmente preparato, al fine di ridurre drasticamente l’esodo dei giorni nostri, è rappresentata dal merito. E’ proprio il concetto di merito che manca sul nostro territorio, e non è una frase fatta o un luogo comune, basterebbe semplicemente osservare i numeri sulla presenza delle nostre menti migliori fuori dalla regione. Cosa potranno realmente realizzare i giovani lucani dopo le esperienze dei corsi di formazione ? Qualcuno, in riferimento ai recenti provvedimenti offerti dalla Regione, cita esempi ‘scandinavi’, dimenticando che il termine di paragone è paradossale, in quanto le differenze tra noi ed il Nord Europa sono eclatanti. In Basilicata manca quel tessuto produttivo tale da ipotizzare crescite concrete, è importante fare sistema tra aziende pubbliche e private. Per offrire concreti segnali di cambiamento, è necessaria una massiccia iniezione di libertà economica, al fine di ridurre il peso della politica nella società, per ridimensionare l’area dell’assistenza e dell’intermediazione della politica, un tema che anche Confindustria ed altre organizzazioni sociali spesso sottolineano”.
“Tra le difficoltà maggiori, è utile menzionare gli ostacoli sull’accesso al credito. Un giovane per avere un prestito o un mutuo è costretto ad andare in banca con i genitori, e gli stessi devono offrire effettive garanzie, altrimenti le porte in faccia sono prassi consolidata. Questo – conclude Napoli – è l’altro grave problema, spesso sottovalutato o, peggio ancora, tralasciato da chi ha potere decisionale, che contribuisce in maniera netta e decisa a far aumentare, anche in Basilicata, le disuguaglianze sociali in modo clamoroso. Continuando così, la situazione può solo peggiorare”.