“E’ caduta nel dimenticatoio la vicenda degli immigrati di Rosarno, così come era previsto e così come non sarebbe dovuto accadere. Gli ultimi fatti di cronaca hanno messo in luce una forte ondata di razzismo che dimostra come questo fenomeno sia ancora presente in Italia e finisca per far considerare gli immigrati gente diversa da noi”. Lo affermano, in un comunicato stampa, i consiglieri provinciali Vincenzo Libonati e Giuseppe Dileo (Dec).
“Gli immigrati di Rosarno – si legge nella nota – accomunano un po’ tutti i nostri immigrati, quelli che nelle stagioni della raccolta affollano anche i campi della Basilicata e per i quali bisogna prevedere ulteriori misure di umanizzazione. I campi di accoglienza finiscono per rappresentare ovunque dei ghetti in cui si abbatte il limite della decenza e si inducono gli immigrati a vivere in condizioni disumane. E’ quindi opportuno portare a compimento la mappatura degli appartamenti sfitti che potrebbero essere concessi agli immigrati che vengono nei nostri paesi lucani per essere impiegati come braccianti agricoli ed evitare che queste persone stiano in ‘accampamenti’ o prefabbricati pieni di amianto. La Basilicata deve potersi distinguere per la lotta al lavoro nero e a tutte le forme di caporalato, e deve potersi impegnare in una politica dell’accoglienza e della solidarietà partendo dai bisogni primari che garantiscano la dignità individuale. Lodevoli le iniziative di apprendimento della lingua italiana per extracomunitari, perché l’integrazione vera si misura non solo con il rispetto della persona, ma anche nel consentire di limitare il disagio culturale riuscendo almeno ad esprimere verbalmente le esigenze primarie. Resta fondamentale un principio: progredire e non regredire, ricordando che la dignità umana è unica e che non si può permettere a nessuno oggi di subire le stesse umiliazioni che hanno segnato l’animo dei nostri padri quando da meridionali hanno cercato miglior fortuna in altri luoghi. Alla luce degli spettri del passato, è opportuno abbattere i muri dell’intolleranza e della paura del ‘diverso’ perché siamo tutti uguali ed in ognuno di noi, bianchi o neri, scorre sangue dello stesso colore”.
(bas – 04)