Sono trascorsi 150 anni dall'unità d'Italia, ma il divario tra il Nord e il Sud è cresciuto esponenzialmente, segno evidente delle fallimentari politiche messe in campo dai Governi nazionali e locali. È quanto dichiara il segretario regionale di Udeur-Popolari per il Sud, Sergio Lapenna. Il rapporto sul Mezzogiorno redatto dalla Confartigianato parla chiaro, fotografando un Sud con servizi carenti, con un mercato del lavoro in caduta libera e con un numero di pensioni di invalidità che supera abbondantemente la quantità di imprenditori.
Il divario tra Nord e Sud – afferma Lapenna – in questi 150 anni non ha mai conosciuto crisi, ma è il risultato di anni di sprechi, di politiche clientelari, di incapacità di una classe politica interessata esclusivamente al proprio profitto piuttosto che preoccupata a superare il divario tra le due Italie. Il tutto – sottolinea Lapenna- si è ulteriormente aggravato con la fase di recessione attuale, infatti dal 20008 il Sud ha perso un numero di posti pari al doppio di quelli persi al Centro Nord.
Per dare qualche dato – aggiunge Lapenna- se in Calabria lavora un giovane su nove, non va certamente meglio in Basilicata e in Campania, dove solo un giovane su otto è occupato, inoltre il dato di disoccupazione femminile, il più alto in Europa, nelle regioni meridionali raggiunge livelli elevatissimi.
L'assistenzialismo crescente con una presenza pubblica ingombrante ed invasiva ha contribuito notevolmente ad isolare il Sud, creando una macchina amministrativa inefficiente. Lo stato dei servizi pubblici ai cittadini è disastroso, persino i pensionati sono costretti a subire code più lunghe alle poste o alle Asl, rispetto ai loro omonimi del Nord. Ma le inefficienze non si contano, pensiamo alla distribuzione dell'acqua, allo smaltimento dei rifiuti e alle attività imprenditoriali che sopportano costi burocratici enormi e ritardi smisurati nei pagamenti. Un dato ancora più preoccupante riguarda gli studenti, anch'essi fortemente penalizzati, oltre ai bambini che hanno un accesso ai servizi per l'infanzia molto minore rispetto al CentroNord. Tutto ciò – conclude Lapenna- comporta la logica ma triste conseguenza dell'emigrazione giovanile ed intellettuale, con un'emorragia demografica grave, ma la nostra politica continua a preoccuparsi solo di come mantenere il proprio potere.
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