È intervenuto questa mattina, presso il Palacongressi di Rimini, nel corso dei lavori conclusivi del XVI congresso della CGIL, il segretario generale CGIL Basilicata Antonio Pepe.
La CGIL Basilicata – si legge in una nota – ha portato all'attenzione del Congresso una serie di questioni legate alle difficoltà che caratterizzano il Mezzogiorno ed in particolare la Basilicata, “afflitta dalla fragilità strutturale del sistema produttivo, e di conseguenza da una endemica debolezza dell'impianto dei diritti del lavoro”.
La CGIL Basilicata – prosegue il comunicato – ha assunto i contenuti della relazione del segretario generale Guglielmo Epifani, a partire dalla priorità di definire un piano straordinario per il lavoro che riesca a creare posti di lavoro, in particolar modo al sud ed in Basilicata, dove i morsi della crisi si fanno sentire più che in altri territori del Paese.
“Lo sviluppo e la ripartenza dell'economia italiana – ha sostenuto Pepe nel suo intervento – deve cominciare dal Sud, dalle aree che oggi soffrono le difficoltà di un sistema infrastrutturale, materiale ed immateriale debole, che determina la scarsa attrattività del territorio nei confronti di chi dovrebbe scegliere di investire qui e non altrove.
Accanto all'oggettività inconfutabile di questo dato si pongono come ulteriori difficoltà le politiche del governo legate a strumenti evanescenti come la Banca del sud, che dovrebbe essere, a detta di alcuni, metodo salvifico in grado di sostenere un sistema del credito che non riesce e non vuole rischiare risorse, che non guarda al futuro ma si limita ad operare ingabbiato nell'orizzonte del presente”.
Il segretario Antonio Pepe ha parlato anche del carattere del modello di sviluppo che, a partire dalla consapevole valorizzazione delle risorse del territorio, in primis acqua e petrolio, deve perseguire la sostenibilità ecologica e sociale.
“La piaga dell'espulsione dal ciclo produttivo, fenomeno che ha caratterizzato il destino di ben 9000 persone in Basilicata, – ha sottolineato – deve essere lenita dalla predisposizione di politiche formative per il primo ingresso o per il reintegro all'interno del mercato del lavoro. Lo stesso mercato del lavoro deve essere preservato dalla preoccupante deriva in direzione del lavoro nero e sommerso, che oggi si presenta non solo nel periodo della raccolta della frutta e della verdura nelle aree del vulture melfese e del metapontino, rischiando di dare vita ad un nuovo schiavismo, ma anche nei settori industriali e manufatturieri, a partire dal polo del mobile imbottito. Proprio quest’ultimo fenomeno restituisce in maniera chiara un quadro inedito e preoccupante.
Per quanto riguarda gli interventi di sostegno al reddito, gli ammortizzatori sociali non devono più essere percepiti come gli strumenti per accompagnare i lavoratori verso la definitiva uscita dal ciclo produttivo, riacquisendo la loro funzione di tutela e di slancio verso la valorizzazione delle persone e delle loro competenze.
In questo senso il nuovo Governo Regionale dovrà rispondere in maniera solerte e decisa alle istanze che provengono dal mondo del lavoro, da quella parte di popolazione che è rimasta sola a combattere gli effetti devastanti della crisi.
La CGIL Basilicata è convinta della necessità di cercare e trovare tutte le intese e le progettualità che possono alimentare il circolo virtuoso che ci porterà al processo di uscita dalla crisi. Abbiamo tutti insieme, unitariamente il dovere di riprendere consapevolezza nelle potenzialità del territorio e delle persone ma non possiamo rischiare di ripartire da dove ci siamo fermati utilizzando le stesse metriche e dinamiche che ci hanno condotti sull'orlo del baratro”.
BAS 05