Presentato dal gruppo consiliare di Sinistra Ecologia e Libertà il “Rapporto sulle caratteristiche della Formazione professionale gestita e realizzata in Basilicata nel periodo 2006/2010”
"Limitati risultati sull’occupazione e in termini di miglioramento dell’innovazione aziendale; dipendenza dall’intervento pubblico con circa il 50 per cento dei fondi comunitari delegati alle Province e quindi alle Agenzie Apof-Il per Potenza e Ageforma per Matera (in dettaglio 31,6 per cento alle Agenzie, 18,6 per cento agli organismi interni alla Regione, 14 agli Enti di formazione e 10 per cento a istituti scolastici); difficoltà di inserimento per il genere femminile". Sono alcuni dei “punti di debolezza” della formazione professionale in Basilicata emersi dal “Rapporto sulle caratteristiche della formazione professionale gestita e realizzata in Basilicata nel periodo 2006/2010” che il gruppo consiliare Sel alla Regione ha presentato ai giornalisti alla presenza dei curatori del Rapporto, il sociologo Antonio Sanfrancesco e l’esperto di formazione, Giuseppe Giudice.
Sanfrancesco e Giudice hanno evidenziato, tra l’altro, che “tra il 2006 e il 2010 gli interventi totali sono stati 806 per una spesa totale di 97milioni 629 mila euro; gli enti di formazione sono troppi (oltre 200); una carenza di interazione con il mondo delle imprese; difficoltà di verifica dei risultati-obiettivi; ogni assessore che si è succeduto dal 2000 ha avuto una sua idea di accreditamento degli enti di formazione; la formazione concepita come strumento di ammortizzatore sociale, assistenzialismo e consenso elettorale”.
“Rispetto a tutto ciò che è stato programmato, realizzato e valutato sui temi della Formazione professionale in Basilicata, ci sembra opportuno come gruppo Sel di Basilicata – ha detto il capogruppo Giannino Romaniello – di proporre alcuni suggerimenti per migliorare l’attuale organizzazione dell’offerta formativa nella nostra Regione capace di rispondere in modo attivo ai bisogni di apprendimento personale e di miglioramento organizzativo delle imprese, promuovendo anche processi occupazionali coerenti con le politiche di sviluppo locale basate sulla competitività e l’innovazione delle imprese esistenti. In particolare, il gruppo Sel propone di realizzare un vero Patto del lavoro (oltre all’attuale Accorso 2012) in cui i vari livelli istituzionali ed amministrativi regionali, locali e provinciali si coordinino fra di loro insieme con le rappresentanze delle parti sociali e del mondo del welfare per attivare soluzioni innovative in grado di poter innescare processi di sviluppo locale irreversibili, legati alle caratteristiche dei propri territori e delle proprie risorse endogene: non è più il tempo di aspettare interventi dall’esterno e poi attivare una formazione completamente avulsa dai bisogni locali. È importante quindi individuare filiere produttive innovative e non per poi attivare percorsi formativi coerenti con i bisogni di professionalità emergenti dai singoli contesti produttivi settoriali e locali”.
“Il piano del lavoro dovrebbe essere coordinato da un gruppo di esperti delle dinamiche del mercato del lavoro e delle professioni in grado di promuovere successivamente azioni formativi (anche con voucher) per soddisfare pienamente la domanda di professionalità proveniente dall’esterno. Il piano del lavoro – ha etto ancora Romaniello – dovrebbe essere strutturato per aree di intervento specifiche, quali i giovani, le donne, il sociale e le imprese. Per ciascuna area di intervento si dovrebbero attivare azioni ed interventi formativi indispensabili per la promozione dell’occupazione e dello sviluppo locale. Tutti gli interventi devono prioritariamente prevedere le fasi dell’analisi, della programmazione, della realizzazione e della valutazione (botton up). È indispensabile attivare un Centro di monitoraggio e di valutazione (botton up) in grado di fornire i risultati non solo in termini di apprendimento ma anche in termini occupazionali concreti. Altro aspetto politico della formazione è di terminare il percorso di delega piena alle Province come previsto dalla normativa vigente in materia (legge della formazione professionale); la funzione della Regione dovrà essere quella di programmare le azioni formative prevedibili nel Piano del Lavoro. Altro aspetto ancora, è l’attuazione immediata della nuova normativa sull’apprendistato (decreto legislativo n. 167/2011)”.
Nel corso della presentazione del Rapporto è stato evidenziato che “altri punti per migliorare l’offerta formativa sono: la realizzazione di percorsi di formazione continua in favore delle imprese attraverso procedure a sportello in modo che i tempi di realizzazione si approssimano alle esigenze e bisogni di miglioramento organizzativo delle imprese; la realizzazione di percorsi di formazione per la promozione dell’alternanza scuola-lavoro (attraverso la stipula di convenzione con le associazioni di categoria); il miglioramento del sistema delle competenze degli operatori della formazione attraverso la certificazione delle competenze dei formatori e delle altre figure professionali che operano nel sistema della formazione professionale; l’incentivazione della pratica del libretto formativo con il coinvolgimento dei centri per l’impiego. E ancora: utilizzare i fondi delle royalties per incentivare una formazione qualificante nei territori della Val d’agri (incentivazione dell’economia sociale); migliorare l’attuale sistema di accreditamento, verificando anche i livelli di performance organizzativa e professionale degli operatori della formazione (incentivi per la certificazione dei qualità degli enti di formazione professionale) (ciò sta avvenendo anche con il nuovo modello di accreditamento); migliorare i tempi di approvazione degli Avvisi Pubblici. Vi è uno scarto di tempo molto elevato fra l’emanazione dell’Avviso e la sua realizzazione; rivedere nei dettagli l’attuale normativa regionale della formazione, in considerazione dei cambiamenti strutturali che il mercato del lavoro e delle professione hanno definito nel proprio panorama di riferimento”.
“È importante, comunque, comprendere che la formazione professionale – ha concluso Romaniello – rappresenta solo una variabile dipendente di un sistema di sviluppo più ampio che richiede una sua definizione organizzativa e procedurale”.
Il Rapporto si può consultare e scaricare interamente attraverso il sito www.grupposelbasilicata.it