“L’emendamento alla finanziaria dello Stato che prevede la sostanziale riduzione dell’obbligo scolastico da 16 a 15 anni, sostituendo questo ultimo anno di istruzione con 12 mesi di apprendistato lavorativo presso le imprese, risulta in netta controtendenza rispetto alla consolidata tesi dell’Ocse che gli investimenti in istruzione e formazione saranno un elemento determinante per la ripresa economica”. È quanto sostiene il segretario regionale della Cisl Basilicata, Enrico Gambardella. “Se l'emendamento, dopo essere passato in commissione, dovesse essere approvato lunedì prossimo anche dal parlamento, per gli adolescenti di quindici anni sarà dunque possibile sostituire un anno di scuola con un anno di lavoro. Per la Basilicata – prosegue Gambardella – si tratta di un ulteriore colpo alle già asfittiche azioni di contrasto alla dispersione scolastica ed un ulteriore riduzione della stessa popolazione scolastica che ha già contribuito alle gravissime riduzioni di classi e di docenti che si sono registrate nelle scuole lucane. In Basilicata, come nel resto del Paese, le statistiche dimostrano che ad un basso livello di istruzione corrisponde una maggiore difficoltà d’inserimento nel mondo del lavoro e che coloro che possiedono il solo diploma di terza media restano più a lungo senza lavoro nel 40% dei casi rispetto a coloro che possiedono un titolo di scuola superiore. Del resto è sufficiente scorrere le già poche offerte di lavoro privato pubblicate dai giornali o i pochissimi concorsi pubblici banditi dalla pubblica amministrazione – dice ancora il segretario della Cisl – per rendersi conto dell'assoluta inesistenza di opportunità occupazionali per coloro che possiedono il solo titolo di scuola media inferiore. Che la scuola italiana offra un livello ancora scarso di conoscenze e competenze utili all’inserimento lavorativo è convinzione di tutti, ma non è certo con queste semplicistiche misure che si può colmare lo storico abisso che separa la scuola dal mondo del lavoro. È necessario quindi trovare nuove strategie, percorsi alternativi, forme flessibili di sperimentazione didattica per combattere efficacemente la dispersione scolastica, in alternativa alla paradossale posizione assunta dal governo nazionale che per combatterne la dispersione scolastica sceglie l'allontanamento degli studenti dalla scuola. L'esperienza dimostra che nella nostra regione la formazione professionale ha fallito la sua integrazione con il sistema scolastico, in uno scenario di progressiva deindustrializzazione del territorio e di assenza di politiche di sostegno alla combinazione istruzione-impresa-lavoro. La vera riforma, allora, è integrare la scuola con il mondo del lavoro e delle imprese, investendo sulla scuola e sulle sue professionalità. Per questo è necessario contrastare un provvedimento al risparmio, assunto peraltro senza esperire il necessario confronto con le Regioni in considerazione delle loro competenze e prerogative in materia, una decisione che prevedibilmente produrrà ulteriori e catastrofiche conseguenze sulla scuola lucana”.
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