“È pericoloso e aberrante il clima che si sta alimentando intorno al referendum di giovedì e venerdì a Mirafiori sull'accordo separato che sostituirebbe il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro nello stabilimento Torinese”. Lo ha dichiarato il segretario generale della Cgil lucana, Antonio Pepe, in un comunicato stampa.
“Non è accettabile ascoltare le parole dell'a.d. della Fiat, con uno stipendio stratosferico, che minaccia pesantemente gli altri dipendenti ed il Paese e che è il maggior azionista di un gruppo che ormai da qualche anno pratica una politica industriale di socializzazione continua delle perdite in cambio di una netta e chiara privatizzazione degli utili.
Tutto il Paese, a partire dalle istituzioni garanti dei valori democratici contenuti nella nostra carta costituzionale, dovrebbe indignarsi – continua Pepe – di fronte ad un comportamento sprezzante e ricattatorio che non mette all'angolo solo gli operai, ma anche la stessa associazione degli industriali, il Governo, il sindacato.
È difficile confrontarsi con una forma di capitalismo che nasconde gli interlocutori con cui discutere di piani industriali mai chiariti. E' impossibile pensare a relazioni industriali che escludono una parte delle rappresentanze sindacali solo perché non appongono la firma su un accordo che rappresenta la condanna a morte della democrazia, dei diritti e delle tutele. Con Pomigliano ieri e con Mirafiori oggi si vogliono chiudere le porte della Fiat ai diritti dei lavoratori”.
Aggiunge Pepe: “la Cgil e la Fiom si sono sempre dichiarate disponibili ad un confronto sul merito degli accordi necessari a rilanciare l'azienda aumentandone la produttività. Certo è che raggiungere gli obiettivi dichiarati e rendere la Fiat competitiva sui mercati internazionali è un compito arduo che premette investimenti nel campo dell'innovazione di prodotto e di processo. Occorre puntare su modelli più remunerativi e richiesti da un mercato caratterizzato da una domanda in continuo mutamento”.
La Cgil continuerà “in maniera coerente e decisa a combattere la battaglia per tutelare diritti e dignità dei lavoratori stando a loro fianco nella preparazione dello sciopero del 28 gennaio e per la riconquista del valore contratto collettivo nazionale di lavoro. Siamo convinti che i dipendenti dello stabilimento di Mirafiori non si faranno intimidire dai ricatti, e voteranno dopo aver approfondito i termini di un accordo che tra l'altro non prevede l'elezione dei rappresentanti sindacali da parte dei lavoratori. Per tutte queste ragioni – sostiene ancora Pepe – non è più rinviabile una legge sulla rappresentanza sindacale. Il modello Marchionne stabilisce nuove relazioni sindacali in cui non si scorge la tanto declamata partecipazione dei lavoratori agli utili dell'impresa ma solo l'enorme arricchimento dell'a.d. sulla fatica degli operai.
Altro che democrazia economica, questo modo di fare sta inaugurando il nuovo autoritarismo aziendale all'insegna di un'idea corporativa della società e del modello di sindacato”.
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