Fiat, Digilio(Fli):siamo dalla parte degli operai rentegrati

“Siamo dalla parte dei tre operai della Fiat giustamente reintegrati al posto di lavoro perché nel nostro vocabolario politico i diritti sono un elemento fondamentale come la legalità e pertanto una sentenza di un giudice di lavoro è un atto di legalità”. E’ il commento del sen. Egidio Digilio (Fli) per il quale “diritto di sciopero e diritto al lavoro non hanno bisogno di interpretazioni perché, come ha evidentemente spiegato il giudice di lavoro di Melfi, ci sono normative di legge che ne stabiliscono i cosiddetti paletti giuridici. Una posizione netta che – sottolinea Digilio – trova conferma nelle posizioni dei Circoli del Melfese di Generazione Italiana che hanno manifestato dal primo momento convinta solidarietà ai lavoratori licenziati. Sono questi i valori alla base della scelta compiuta da Fini: l'amor di patria, la coesione nazionale, la giustizia sociale, la legalità. Legalità intesa nel senso più pieno del termine, cioè lotta al crimine, ma anche legalità intesa come etica pubblica, senso dello Stato, rispetto delle regole. Per questo è necessario che chiusa positivamente la vertenza dei tre operai licenziati – dice ancora il senatore di Fli – si riprenda il tavolo del confronto tra sindacati e azienda, alla presenza istituzionale della Regione che può e deve dar prova di una iniziativa decisamente più incisiva di quella manifestata sinora, con un atteggiamento tra l’altro, a metà strada tra operai e Fiat dimostrato dal Governatore De Filippo. Deve pertanto diventare un impegno di tutti, ciascuno per la propria responsabilità, facilitare il dialogo, rasserenando il clima dentro e fuori i cancelli della Sata. Non va sottovalutato in nessun momento che i problemi di produzione ed occupazione del Gruppo Fiat riguardano insieme a migliaia di lavoratori italiani le prospettive dell’industria automobilistica del Paese, il “made in Italy” e che ogni tentativo di delocalizzare attività e produzioni italiane all’estero va decisamente stoppato. Qualcuno rileva un rischio Mezzogiorno, per l’industria automobilistica del Sud. Diventa perciò questo un banco di prova di difesa degli interessi delle popolazioni e delle attività produttive meridionali. Per noi la presenza di "più Stato" è la condizione per avere nel Mezzogiorno "più Mercato". Fuori da ogni concezione dirigista e statalista, dalla pretesa di imporre "modelli di sviluppo" rigidi e predefiniti, l'obiettivo di uno Stato forte ma snello deve essere quello di far crescere il Mercato contro tutti i condizionamenti clientelari, i monopoli e le rendite di posizione. Stato e Mercato non devono più essere visti in contrapposizione, soprattutto nelle regioni in ritardo di sviluppo. Questo significa – conclude Digilio – che dal Governo ci si attende non solo proteste verbali contro Marchionne per la decisione di trasferire in Serbia la produzione di un nuovo modello di auto che si può produrre benissimo a Melfi”.
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