“La coraggiosa lettera-denuncia della Confartigianato di Melfi perché ogni cittadino denunci il lavoro nero e il sommerso in edilizia va sostenuta anche dall’iniziativa del sindacato in continuità con la manifestazione storica di Roma del primo dicembre scorso che ha visto, per la prima volta, imprenditori e lavoratori edili insieme in piazza per il rilancio del comparto e la legalità”. E’ il commento della Feneal-Uil della provincia di Potenza sottolineando che “a Melfi come in tanti centri della provincia è diffusa la pratica di far ricorso a lavori di adeguamento dell’alloggio con ditte individuali o comunque imprese che con il pretesto del costo più vantaggioso per il cittadino pagano al nero i propri operai e senza alcuna tutela per la sicurezza”.
Secondo la Feneal-Uil “un primo strumento per favorire la riemersione del lavoro irregolare che nel comparto edile continua a registrare anche in Basilicata percentuali alte (subito dopo agricoltura e servizi) è contenuto nel nuovo contratto nazionale degli edili: niente Durc (documento unico di regolarità contributiva) per le imprese che superano il limite del 3% di lavoratori part-time. Si tratta dunque di un duro colpo per il lavoro nero. Il motivo di questo intervento fortemente voluto dai sindacati di categoria dei lavoratori edili va ricercato nella funzione distorta che il part-time aveva assunto da qualche tempo a questa parte in edilizia. Dopo la sua introduzione, infatti, questo tipo di contratto si era trasformato, soprattutto in corrispondenza con la crisi, da strumento eccezionale in metodo ordinario per impiegare dipendenti a tempo pieno contrattualizzandoli come part-time sino a rappresentare in tanti cantieri della nostra regione una delle modalità più praticate per aggirare, solo formalmente, il lavoro irregolare. Con l'accordo appena siglato dalle parti sociali, il documento unico di regolarità contributiva, che attesta il pagamento da parte dell'impresa di tutti gli oneri nei confronti di Inps, Inail e Cassa edile, potrà essere rilasciato soltanto a coloro che non superano il tetto del 3% nel rapporto tra forza lavoro totale e lavoratori a tempo parziale, con il risultato che senza il Durc oggi non si può lavorare, né negli appalti pubblici, né nei lavori privati.
Da un'indagine della Feneal risulta che sono molte le imprese a non considerare il tetto del 3%, già fissato dal precedente contratto ma al quale non era stata accoppiata nessuna sanzione.
Non va sottovalutato che il lavoro sommerso in Basilicata ha una platea presumibile di 40.886 lavoratori (27.883 in provincia di Potenza e 13.003 in provincia di Matera) ed incide per il 14,4% sul Pil: è quanto si rileva dalla Mappa del Lavoro Sommerso nel 2009 realizzata dal Servizio Politiche del Lavoro della Uil Nazionale.
Secondo il Rapporto in Basilicata il tasso di irregolarità è pari al 20,2% (20,9% nel Potentino e 18,8% nel Materano) con un “fatturato sommerso” pari a circa 1 miliardo 500 milioni di euro (un miliardo di euro per la provincia di Potenza e 500 milioni per quella di Matera). Rispetto al 2008, lo studio della Uil registra un leggerissimo decremento pari a sole 330 unità in meno e ad un decremento dell’incidenza sul Pil dell’0,3%, mentre il tasso di irregolarità nel 2008 era pari al 21% (-0,8%) .
BAS 05