“L’auspicio è che la vicenda e il dolore della famiglia di Rosalba Pascucci, la giovane madre di Policoro morta a seguito del parto, dopo la grande attenzione mostrata da giorni dai giornali e dalle istituzioni nazionali e regionali della sanità, servano ad accendere i riflettori sul funzionamento dei reparti di ostetricia e ginecologia e sul rapporto professionale ginecologo-donna in maternità e struttura sanitaria”. A sostenerlo è la Commissione Femminile del Comitato regionale della Basilicata della Dc.
Nel sottolineare che “il monitoraggio dei parti cesarei, effettuato dal Ministero alla Salute in Basilicata come in tutto il Sud, ha prodotto esiti disastrosi per la valutazione della qualità con percentuali che oscillano tra il 50% e il 60% , a fronte del 28% della statistica dei cesarei sul territorio nazionale e del 25% sul territorio europeo”, le donne della Dc evidenziano che “la situazione segnala, da una parte, una superiore spesa sanitaria nei reparti di ostetricia e ginecologia del meridione, per alcuni aspetti uno spreco di risorse pubbliche (gli onorari che percepisce un ginecologo che effettua taglio cesareo sono più alti rispetto a chi assiste una donna in parto spontaneo), e dall’altra, quel circolo vizioso che lega la donna al ginecologo di fiducia, nella gran parte dei casi lo stesso dell’ospedale.
Al di là delle rilevazioni ufficiali, non servono tabelle e statistiche per capire che, laddove le condizioni lo consentano – si legge nella nota – è sicuramente più “sano” per ogni donna veder nascere naturalmente il proprio bambino, ad eccezione di quelle che chiedono e vogliono il cesareo: scelta rispettabilissima proprio perché non condizionata dagli interessi personali del medico curante, bensì dalla precisa volontà della mamma.
Le osservazioni del ministro della Salute Ferruccio Fazio – che l’Italia conta un numero esorbitante di tagli cesarei – ci induce a a chiedere al governo di fare qualcosa per interrompere il business dei cesarei. Si condannino i medici che abusano di questa pratica. Si coinvolgano e siano premiate le strutture che incoraggiano il parto spontaneo. E, soprattutto, si educhino le mamme a ragionare con la propria testa e a decidere come far nascere i loro figli, senza subire le pressioni e i condizionamenti dei medici.
Per queste ragioni, inoltre, se veramente la Regione vuole dare una svolta nell’attività dei reparti di ginecologia ed ostetricia e ripristinare quel clima di serenità necessario per le tante donne lucane che sono in attesa di un figlio – dicono le donne della Dc – preveda all’interno del piano di riordino degli ospedali un monitoraggio attento sul funzionamento di questi reparti e, là dove sia necessario, si chiudano pur di garantire alle donne servizi e prestazioni adeguati e quindi anche quelli di neonatologia magari in un ospedale più lontano da casa. Un’ultima proposta: la Regione sostenga finanziariamente i corsi di preparazione al parto proprio per dare più informazioni e sicurezza alle donne in maternità”.
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