“L’autentica battaglia per l’autentica legalità ha due nemici occulti e visibili: gli occulti sono quanti fabbricano dossier per colpire direttamente la moralità e la condotta politica di qualsiasi esponente istituzionale e di partito, mentre i visibili sono i giustizialisti facili. Sono due categorie che non si annidano solo in centri romani ma anche nella società lucana come dimostra la polemica Bubbico-Belisario su “toghe lucane”.
A sostenerlo è il sen. Egidio Digilio (Fli) per il quale “ritenersi depositario di verità assoluta ed impersonificare da sempre Catone il Censore gioca al dipietrista Belisario brutti scherzi al punto da dimenticare che nessuno ha scippato di mano al suo amico di partito De Magistris l’inchiesta “toghe lucane” che sarebbe, sempre per i giustizialisti ad ogni costo, la madre di ogni malaffare in terra lucana. E’ una lettura delle vicende politico-amministrative ed economiche della nostra regione e degli ultimi vent’anni che come ho avuto modo di affermare in tante occasioni – dice Digilio – non solo mi ha sempre visto nettamente prendere le distanze ma anche smascherare chi per una manciata di voti e per altri interessi sicuramente poco nobili si è fatto paladino della tesi di De Magistris che un altro magistrato considera inesistente e pertanto da “archiviare”. Registro in questa vicenda tante e troppe similitudini con quella che ha colpito il Presidente Fini perché quando si vuole a tutti i costi sostenere l’immoralità altrui si finisce per essere accecati, in nome del giustizialismo facile ampiamente riconosciuto all’ex Pm Di Pietro, da campagne scandalistiche costruite ad arte e tra l’altro a causa dell’accecamento non si può guardare alla propria moralità e ai tanti piccoli e grandi casi di vicende sicuramente discusse avvenuti a casa propria. Purtroppo la malattia dipietrista – conclude il senatore lucano – si è diffusa anche in settori del Pdl a riprova che il morbo va debellato prima che raggiunga il cervello dei troppi “sceriffi” che giocano al Far West per non perdere il posto tra i pistoleri del capo”.
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