“L’intervento del capogruppo del Pd in Consiglio Regionale Vincenzo Viti che, siamo certi, come noi non ha alcuna paura di “morire democristiano” e non appartiene dunque alla schiera dei pentiti-ipocriti della originaria e storica scelta politica di adesione allo scudo crociato, al di là di valutazioni che spettano al Pd e al centrosinistra, ci trova favorevoli all’idea che abbiamo lanciato da mesi per una nuova "agenda sociale" che attraversi gli schieramenti e rilanci la presenza dei cattolici in politica”. E' il pensiero del segretario regionale della Dc Giuseppe Potenza, per il quale “nel centrosinistra lucano accade che nonostante il forte ridimensionamento della sinistra più radicale, con l’assenza in Consiglio per la prima volta di comunisti, la frantumazione in partitini e correnti produce l’effetto di aree di apolidi, destinate ad alimentare nuovi trasformismi e comunque portatrici di interessi individuali o tutt’al più di lobby circoscritte. E’ un problema che purtroppo non riguarda solo il centrosinistra ma l’intera politica lucana e italiana malate perché sempre più autoreferenziali e sempre meno al servizio e reali interpreti di bisogni della gente”.
Secondo Potenza “c’è un bipartitismo superato nei fatti che costringe i cattolici a stare in schieramenti estranei all’orizzonte ideale della Chiesa, incapaci quindi di rappresentare le prospettive etiche di fondo del mondo cattolico e la visione cristiana della vita. Di qui – continua il segretario Dc – la positività dell’appello di Viti alla responsabilità che per noi va rivolto innanzitutto all’area cattolico-democratico-popolare e alla società civile, insieme all’ampia disponibilità manifestata rispetto alle convergenze sollecitate dal Presidente De Filippo, ma non all’adesione al “Partito della Basilicata” che giudichiamo un progetto non chiaro che anzi offre nuovo terreno agli opportunisti e trasformisti, insieme alla nostra proposta di mettere le basi per un Laboratorio della Buona Politica dei cattolici impegnati nelle istituzioni. Il Patto Sociale lanciato dall’a.d. Fiat Marchionne – conclude il segretario della Dc – ci costringe a fare i conti con un mondo imprenditoriale, con i mercati del lavoro e dell’industria profondamente cambiati e che nessuno può fermare ai cancelli della Fiat di Melfi perché la politica non può restare ferma alla divisione padroni-operai”.
(bas – 04)