Al battesimo il Marchio Collettivo dell’Agnello Appulo – Lucano. L’iniziativa agroalimentare è stata presentata ieri mattina nell’ambito di un seminario nella sala convegni della Camera di Commercio, organizzato dal Copal, il Consorzio Produttori Agroalimentari Lucani con sede a Ferrandina. La realtà consortile presieduta da Giovanni Grieco, ha già approntato un disciplinare di produzione per la costituzione di una filiera che coinvolgerà i produttori pugliesi e lucani del segmento zootecnico e il marchio è stato registrato all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero per lo Sviluppo Economico. Hanno già aderito all’iniziativa una cinquantina di produttori della Puglia e sessanta della Basilicata. «L’obiettivo del Copal – sostiene il presidente Grieco – è di valorizzare l’agnello appulo-lucano attraverso una filiera che faccia leva sulla qualità e sulla sicurezza alimentare a garanzia del consumatore e attribuendo valore aggiunto e sviluppo al territorio, mettendo in sinergia le competenze e il patrimonio agroalimentare delle regioni Puglia e Basilicata». Nel corso del workshop, moderato dalla giornalista Iranna De Meo, ha portato il suo saluto il presidente della Camera di Commercio, Angelo Tortorelli che ha rimarcato il sostegno dell’ente camerale al settore agroalimentare, plaudendo alle opportunità che il marchio dell’agnello appulo – lucano rappresenta per il territorio. Vincenzo Fedele, direttore dell’unità di ricerca Crae – Zoe si è soffermato sulle caratteristiche e peculiarità dell’agnello appulo lucano con riferimento all’ambiente in cui l’animale adulto viene allevato. «Requisiti questi – ha detto – indispensabili per portare sul mercato un prodotto di qualità». Michele Polignieri, fiduciario della condotta slow food Murge ha trattato gli aspetti legati al consumo consapevole delle produzioni. «L’agnello appulo-lucano – ha affermato – è una grande scommessa per dare respiro alle economie di piccola scala. Si tratta di produzioni etiche che vanno sostenute per garantire l’esistenza e lo sviluppo delle popolazioni rurali». Maria Assunta D’Oronzio, ricercatrice dell’Inea Basilicata ha posto in evidenza i progetti di filiera a sostegno del segmento agroalimentare, facendo leva su aspetti su qualità, tracciabilità e tipicità del prodotto, concetto ribadito da Michele Zema, manager area sud della società Csqa, per il quale «è importante la sicurezza, l’origine e la garanzia del prodotto e un processo di fliera che parta dal mercato e tenga presente anche l’impatto ambientale delle produzioni». Per Pierpaolo Pellara dell’Inea Puglia «la interregionalità dell’approccio del marchio collettivo dell’agnello appulo lucano va nella direzione di superare la logica della frammentarietà». E Giuseppe D’Agrosa dell’Ufficio Zootecnia, Zoosanità e Valorizzazione delle Produzioni del Dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata ha auspicato che il Marchio possa essere candidato alle opportunità del sistema nazionale nel settore zootecnico». Sostegno al progetto anche da parte di Saverio Siciliani, in rappresentanza di una delle aziende leader nel settore della macellazione delle carni bovine, ovi-caprine, suine e avicunicole. «Il segreto per mettere a valore le produzioni locali – ha detto – è quella di identificarci territorialmente».
(bas – 04)