C’è un legame culturale che unisce la Basilicata con la Cina. E’ Ludovico Nicola Di Giura, ufficiale medico nato a Chiaromonte e vissuto a cavallo tra l’800 e il 900. La storia del medico lucano che arrivò ad essere l’unico straniero ammesso nella Città Proibita è stata ricostruita attraverso un filmato per la regia di Loredana Antonelli attrice e studiosa napoletana che alcuni anni fa aveva condotto studi per l’Università Orientale di Napoli.
La storia di Ludovico Nicola Di Giura si è sviluppata parallelamente a quella della fondazione della concessione italiana sulla costa orientale della Cina, ad un centinaio di chilometri da Pechino. Tianjin è oggi uno dei poli industriali di punta della modernizzazione asiatica, terza città di Cina, metropoli con sei milioni di residenti che richiama gli investimenti delle multinazionali. Nel Novecento era un piccolo centro di importanza strategica per la collocazione che aveva a due passi dalla capitale.
Ludovico Nicola di Giura era un ufficiale medico e fu imbarcato sulla Ettore Fieramosca, torpediniere della Regia Marina Militare italiana. Proveniva da una famiglia nobile e con antichissime radici, originaria di Chiaromonte, fortezza della Basilicata che conobbe la cultura dei greci e le invasioni dei romani, dei longobardi e dei bizantini. Era un signore di sofisticate conoscenze letterarie che accompagnava a due passioni: viaggiare e imparare le lingue.
L’abito che indossava, ancora conservato dai familiari, era pieno di pannelli ricamati sul petto. Il disegno indicava il rango del funzionario. Per i mandarini civili si trattava sempre di un uccello, mentre per quelli militari di un quadrupede.
Gli anni a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento erano pieni di tormenti per la Cina. Covava una profonda inquietudine sia nei confronti della traballante corte imperiale Qing, sia della presenza coloniale europea e giapponese. In un contesto reso ancora più drammatico dalla povertà indotta dalla crisi dell'agricoltura, fra miseri braccianti e intellettuali raffinati raccoglievano consensi le sette segrete dei Sette Coltelli e del Loto Bianco che più tardi, unendosi, animarono il movimento xenofobo dei Boxer, «il pugno per la giustizia e per la concordia». La rivolta dei Boxer, appoggiata dall'imperatrice vedova Cixi, scoppiò nello Shandong e dilagò, attaccando missioni e presìdi stranieri, fino a raggiungere la capitale. La Cina dichiarò guerra alle potenze occidentali che inviarono un corpo di spedizione di 16 mila uomini. Poco meno di un migliaio erano italiani. Tra questi l' ufficiale Ludovico Nicola di Giura e il giornalista del “Corriere della Sera” Luigi Barzini, il primo inviato italiano arrivato nel Regno di Mezzo proprio per raccontare il saccheggio di Pechino. Il medico sbarcò a Tianjin. La città che, una volta concluso il conflitto con la capitolazione cinese, sarebbe diventata territorio da concedere ai Paesi occupanti. L' Italia ne avrebbe avuto la sua parte. Ludovico Nicola di Giura si stabilì per qualche settimana a Tianjin, poi, con una parte del contingente, andò nella legazione di Pechino, dove gli eventi presero un corso inaspettato.
La Cina ospitò per trent'anni il nobile venuto da Chiaromonte. Lavorava e impreziosiva il suo talento multidisciplinare. Imparò bene la scrittura e la lingua della conversazione. Traspose in italiano i «Racconti fantastici di Liao», opera di Pu Songling, il pilastro della letteratura d'epoca Ming, diventato uno dei classici e pubblicato nel 1766. Curava i poveri ma fu pure chiamato a vegliare sulla salute dell' imperatrice e, alla morte di lei, del figlio l' ultimo imperatore Pu Yi. Era uno dei pochissimi occidentali ammessi alla Città Proibita. Lo rispettavano e lo ammiravano. Tanto da concedergli privilegi e onorificenze. La più importante fu quella di «mandarino di prima classe», il livello massimo al quale poteva accedere un letterato del Regno di Mezzo. Un titolo che attribuiva potere. Lo aveva guadagnato apprendendo alla perfezione il cinese antico e il mancese, traducendo in italiano poesie e romanzi. Così si era meritato stima e ammirazione. Aveva anche scritto articoli di cronaca e di cultura che inviava in Italia alla rivista “Nuova Antologia”.
Una vita intensa. All'abdicazione di Pu Yi decise di rimanere a Pechino e di assistere alla fondazione della Repubblica, un capitolo di storia travolgente della Cina moderna. Ludovico Nicola di Giura strinse nuovi rapporti con la classe dirigente del movimento nazionalista fondato da Sun Yat Sen. Pechino e Tianjin, dove di tanto in tanto tornava, furono le sue case. Nel 1930, maturò l'idea di rientrare a Chiaromonte. Da qui non si sarebbe più mosso. Il riposo fra i libri amati se lo era conquistato. La storia della concessione italiana a Tianjin, l' esperienza e le opere di Ludovico Nicola di Giura sono state disperse per diverso tempo negli archivi italiani e cinesi. Fino a quando una brava studentessa laureanda dell' Università Orientale a Napoli, Loredana Antonelli, ha ricostruito il mosaico. E l' Italia ha potuto scoprire il suo “mandarino di prima classe”.