“Dopo quaranta anni le Regioni italiane appaiono ancora in cerca di una definizione. Un confronto ed un chiarimento sulla loro identità e sul loro ruolo costituzionale – nel nuovo contesto politico-finanziario ed amministrativo – sono resi difficili da un complesso quadro politico ma anche dall’attuale progetto di federalismo”. E’ quanto ha sottolineato nel suo intervento il senatore a vita Emilio Colombo.
“Oltre che ambiguo per i suoi costi economici, quest’ultimo rimette in discussione ruolo, prerogative e poteri delle Regioni e costituisce un pericolo per l’unità del Paese a causa della visione sostanzialmente secessionista che tale progetto rivela.
Oggi, anche alla luce della drammatica crisi economica e finanziaria, occorre ripensare il regionalismo collocandolo in una prospettiva che meglio armonizzi poteri statali e sovrastatali e le autonomie locali.
In secondo luogo occorre scongiurare avventurose manomissioni e sconsiderati attacchi alla Carta costituzionale. Alcune pretese oligarchiche e improvvidi tentativi riformisti privi di senso giuridico e di coerenza costituzionale rischiano di subordinare le riforme istituzionali all’idea di un potere politico sottratto al controllo democratico.
Una prospettiva questa, che va combattuta. Tutto il Paese, in particolare il Mezzogiorno, deve lottare per recuperare il valore e il peso di quello spirito costituente che distinse il varo delle riforme.
Va recuperata ed avvalorata anche quella ispirazione sturziana e mazziniana che guidò la Democrazia cristiana durante il confronto della Costituente per dare forma al decentramento ed all’autonomismo”.
Colombo si è detto infine convinto che “il Mezzogiorno – dove si è affievolito lo spirito pubblico e dove sono emersi negativi fenomeni di malavita organizzata – può trovare proprio nel federalismo un itinerario ricostruttivo dell’autorità e dell’unità nazionale, quella che distinse il Risorgimento italiano”.
Nic