(ACR) PARCO VAL D’AGRI, AUTILIO: NON BASTANO LE “RASSICURAZIONI”

“Ad una settimana dalla Giornata Nazionale della Biodiversità e a pochi giorni dalla Giornata Europea dei Parchi fanno bene le associazioni ambientaliste lucane a tenere viva l’attenzione istituzionale e dell’opinione pubblica sul presente e futuro del Parco Nazionale Val d’Agri perché le ‘rassicurazioni’ del commissario Totaro sulla conservazione dell’Ente Parco rispetto ai tagli imposti dal Governo con la manovra economica non sono sufficienti, in quanto sono innegabili il salasso dei finanziamenti ai Parchi ed i colpi portati da Tremonti alle politiche ambientali del Paese”. E’ quanto sostiene il vice presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Antonio Autilio (Idv), per il quale “ è sospetto il lungo commissariamento dell’ultimo Parco Nazionale istituito, nonostante le continue richieste della Regione al Ministro Prestigiacomo ed al Governo per la nomina degli organi amministrativi e tecnici previsti”.

“E’ necessario ricordare – afferma Autilio – al di là del valore strategico del Parco della Val d’Agri per tutelare l’area non interessata direttamente dalle attività petrolifere, che i parchi nazionali e le aree naturali d'Italia valgono un giro d'affari di 2 miliardi di euro all'anno e un fatturato pari a 9 miliardi di euro, con un'occupazione di 86.000 posti di lavoro (4.000 diretti, 17.000 per servizi, 65.000 per turismo, agricoltura, artigianato, commercio), con 2.450 centri visita, strutture culturali e circa 34 milioni in media di visitatori ogni anno. Cresce, intanto, il turismo dei parchi naturali, il cui fatturato ha raggiunto il 9 per cento del fatturato nazionale complessivo del settore turistico. In particolare, piace il connubio tra arte, storia e natura tipici delle riserve naturali del Belpaese. Sono dati che – commenta il vice presidente del Consiglio regionale – contrastano con le politiche ambientali del Governo in quanto non esistono risorse sicure, e quelle che ci sono rischiano di essere falcidiate dalla finanziaria ‘lacrime e sangue’ di Tremonti. E’ anche questo il motivo che deve spingerci ad affrontare il nodo che lega oggi a filo doppio il nostro sistema istituzionale e che si chiama titolo V dal 2001 fermo al palo e che, invece, ha bisogno di un processo di accelerazione con un trasferimento pieno di competenze alle Regioni anche delle materie di tutela ambientale”.

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