“Dopo anni di attesa – dice il consigliere del Pdl, Michele Napoli – la Giunta regionale ha varato l’Osservatorio ambientale, nell’ambito del Protocollo di intesa sulle estrazioni petrolifere in Val D’Agri, approvando la relativa proposta in merito all’attività ed alla struttura organizzativa. Con tale provvedimento dovrebbero essere finalmente possibili il monitoraggio costante dei dati relativi alla salubrità dell’aria e la verifica sulla reale entità delle emissioni nell’atmosfera di sostanze pericolose per l’uomo e l’ambiente derivanti dalle operazioni di estrazione”.
“L’osservatorio nasce, però – sottolinea Napoli – con anni di ritardo rispetto a quanto stabilito e, soprattutto, alle esigenze del territorio, dal momento che le estrazioni petrolifere sono in atto, con una intensità progressivamente maggiore, da oltre dieci anni. E’ evidente, quindi, il ritardo con il quale la Regione ha deciso di dotarsi di uno strumento necessario e fondamentale per la salvaguardia dell’ambiente. Restano, anche – a giudizio di Napoli – inevasi e non meglio specificati i tanti punti interrogativi, o forse sarebbe meglio dire di criticità, che in questi anni hanno impedito che l’Osservatorio ambientale diventasse operativo. Sul banco degli imputati, dunque – prosegue Napoli – la politica incomprensibilmente attendista del Governo regionale che non si assume, e vorremmo tanto capire il perché, responsabilità dirette dinanzi alla gravi inadempienze che riguardano la salvaguardia dell’ambiente. L’operazione – aggiunge il consigliere del Pdl – finanziata interamente dalle compagnie petrolifere, che mettono a disposizione locali e attrezzature, sarà gestita direttamente dalla Regione ma – è l’interrogativo di Napoli – da dove deriva la certezza di una reale autonomia e, ancor più, di una limpida trasparenza che prescinda dagli interessi delle stesse compagnie petrolifere? La Giunta regionale della Basilicata dovrebbe, a tal proposito, attivare un sistema di comunicazione e di informazione, anche tramite la diffusione on-line, dei dati rilevati dall’Osservatorio in tempo reale, consentendo in qualsiasi momento la valutazione dei parametri accertati”.
“Ricordiamo – specifica Napoli – che l’impegno della joint venture, Eni ed Enterprise Oil, fu sancito già nella stesura dell’Accordo di Programma abbozzato nel 1996 e, comunque, in quello firmato il 18 novembre 1998, contestualmente al rilascio delle necessarie autorizzazioni, pareri e nulla osta da parte della Regione. Semplice constatare – sottolinea il consigliere – come ci siano voluti ben dodici anni per il varo dell’Osservatorio ambientale. Ma questa nave – chiede ancora Napoli – sarà in grado di salpare? I ritardi fino ad oggi registrati sono il sintomo evidente di un malessere che serpeggia tra le istituzioni regionali che non hanno saputo dare, neanche in questo caso, priorità alle esigenze territoriali e dell’intera comunità. Sicuramente – continua – la nascita dell’Osservatorio ambientale, quale unico strumento operativo, non sarà in grado di colmare il gap, sia cronologico che qualitativo e quantitativo ormai, per così dire stabilizzato, rispetto agli esiti reali delle estrazioni petrolifere effettuate. Manca del tutto, infatti – conclude Napoli – una cronistoria esaustiva relativa a dodici anni di attività petrolifera, questo a dispetto del fatto fondamentale e, purtroppo, irreparabile, che Osservatorio ambientale ed estrazioni petrolifere dovevano viaggiare di pari passo”.