La Collettiva Mashare e il Comitato per la Pace di Potenza promuovono la proiezione del documentario “Colpevoli di Palestina”, giovedì 23 ottobre alle ore 18:30, presso il salone della parrocchia di Sant’Anna e San Gioacchino. “Discuteremo con Luca, della “’Campagna di solidarietà per Anan’ – si legge in una nota diffusa dalle due associazioni – di quanto accade in Palestina e della storia di Anan Yaeesh, cittadino palestinese recluso nel carcere di alta sicurezza di Melfi”.
Il documentario “Colpevoli di Palestina” ricostruisce, nel contesto dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, la storia di Anan Yaeesh che, dopo aver ottenuto dallo Stato italiano la protezione umanitaria nel 2019, nel gennaio 2024 è stato arrestato a seguito di una richiesta di estradizione avanzata da Israele, perché accusato di essere un membro attivo della resistenza palestinese in Cisgiordania.
La Corte d’Appello de L’Aquila ha negato l’estradizione, per il fondato timore che Anan Yaeesh possa nuovamente essere sottoposto a maltrattamenti e torture e ne ha ordinato l’immediata scarcerazione. Contemporaneamente però, la Procura della Repubblica de L’Aquila ha richiesto il suo arresto con l’accusa di “associazione con finalità di terrorismo”, insieme ad altri due cittadini palestinesi, rifugiati politici e residenti a L’Aquila, Ali Irar e Mansour Doghmosh, coinvolti nell’indagine italiana soltanto perché palestinesi e amici di Yaeesh. Ali Irar e Mansour Doghmosh dopo sei mesi dal loro arresto sono stati scarcerati, mentre Anan Yaeesh è stato di recente trasferito nel carcere di alta sicurezza a Melfi.
“È importante sottolineare – si legge ancora nella nota delle due associazioni – che l’accusa non è riuscita a dimostrare che Anan abbia partecipato ad atti di terrorismo, piuttosto le sue azioni vanno inquadrate nello scenario delle violenze perpetrate dai coloni israeliani nei territori palestinesi della Cisgiordania e rappresentano una forma di lotta riconosciuta dalle norme internazionali che ammettono la legittima resistenza di un popolo oppresso. Anan è testimonianza vivente della violenza del colonialismo di insediamento perseguito da Israele e delle torture a cui sono sistematicamente sottoposti i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane: nel suo corpo ci sono undici proiettili e quaranta schegge, e quasi tutte le sue ossa portano segni di fratture. Ci auguriamo – conclude la nota della Collettiva Mashare e del Comitato per la Pace di Potenza – che la vicenda si concluda al più presto con la liberazione di Anan, nel nome del diritto umanitario e del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese”.