Usb su lavoratori terzo settore

“Oggi sciopero nazionale dei lavoratori delle cooperative sociali e del terzo settore. Mentre anche in Basilicata si sono avviate negli ultimi mesi le assemblee e le riunioni per organizzare nuove strutture Usb nel settore, fortemente deregolamentato e con lavoratori penalizzati nel campo dei diritti e della sicurezza, si è arrivati al primo sciopero a livello nazionale che coinvolge tutte le nostre strutture”. È quanto si legge in un comunicato dell’Unione sindacale di base (Usb).
“In una condizione in cui i servizi sociali, sanitari, culturali e di welfare sono sempre più sottoposti alla mannaia del pareggio di bilancio, al taglio lineare, alla riduzione all’osso quando non alla vera e propria scomparsa, fare sentire la voce di chi in quei servizi ci lavora, garantendo la dignità dei servizi offerti all’utenza, diventa un dovere.
In tutto il Paese – prosegue Usb – sono a rischio migliaia di posti di lavoro: il riordino professionale dato dal combinato disposto delle Leggi Lorenzin/ex Iori, potenzialmente espelle dai servizi migliaia di educatori che, pur avendo lavorato fino a ieri nei servizi grazie ai propri percorsi di studio ed alla propria esperienza, rischiano oggi di vedersi accusati di abuso della professione educativa, o in altri casi, di doversi pagare di tasca propria formazione onerosissima che non dà luogo a un riconoscimento formale della qualifica; il tutto senza garanzia di continuità lavorativa in un sistema per lo più basato sugli appalti, che com’è noto, garantisce ricche prebende ma non la tutela del lavoro.
L’ultima minaccia, in ordine temporale, riguarda i posti di lavoro e il futuro occupazionale di quanti operano nei Cas, Sprar e servizi rivolti a migranti e rifugiati con i tagli del Decreto Sicurezza alle spese e alle risorse del circuito dell’accoglienza. Le prime stime, al ribasso, parlano di 15.000 posti di lavoro in meno, nel circuito dell’accoglienza, per i lavoratori delle cooperative sociali!
In generale, la riduzione della spesa pubblica per i servizi sociali, sanitari, culturali e di welfare, i meccanismi predatori al quale è sottoposto questo settore, il malaffare che spesso accompagna le esternalizzazioni, lo sfruttamento che si realizza in condizioni di lavoro più simili al volontariato che al lavoro salariato, indicano il fatto che è necessaria una presa di coscienza forte e organizzata da parte di tutti gli operatori del settore.
Difendere la qualità dei servizi – conclude la nota – significa difendere la propria professionalità. Difendere i propri posti di lavoro significa difendere il diritto di milioni di cittadini di accedere al diritto alla salute, all’accoglienza, al welfare universale, ai servizi alla persona, ai servizi culturali”.
 

    Condividi l'articolo su: