Sanità, Romaniello: Censis conferma disuguaglianza di cura

Il consigliere del Gruppo misto parla di “una sanità a due velocità per aree territoriali e condizione sociale, basti pensare che il 30 per cento di coloro che hanno rinunciato a curarsi è concentrato in poche regioni del Sud”

&ldquo;Da una prima lettura del rapporto sulla sanit&agrave; elaborato dal Censis, si conferma la tendenza gi&agrave; emersa nei rapporti precedenti di una forte diseguaglianza esistente nel paese fra Nord e Sud in tema di assistenza e cura dei cittadini della sanit&agrave; pubblica. Una diseguaglianza che riguarda il numero dei cittadini che hanno rinunciato alle cure, le liste di attesa, il costo medio dei ticket come pure l&rsquo;emigrazione sanitaria. Tutti indicatori che confermano l&rsquo;aumento del divario fra le due aree del Paese dando al sud il primato negativo&rdquo;.<br /><br />E&rsquo; quanto afferma il consigliere regionale del Gruppo misto Giannino Romaniello, specificando che &ldquo;la nascita di ventuno diversi sistemi sanitari non ha fatto altro che penalizzare le regioni pi&ugrave; povere, quelle a Pil pro-capite pi&ugrave; basso. Una sanit&agrave; a due velocit&agrave; per aree territoriali e condizione sociale basti pensare che il 30 per cento di coloro che hanno rinunciato a curarsi &egrave; concentrato in poche regioni del Sud e dei circa 12,2 milioni di rinunciatari nel 2016 (nel 2012, erano circa 9 milioni) ben 2,4 milioni sono anziani e un altro 2,2 milioni sono millennials cio&egrave; persone con una et&agrave; che va dai 15 ai 35 anni che vivono con le famiglie&rdquo;.<br /><br />A parere di Romaniello &ldquo;non si pu&ograve; che prendere atto del fatto che la regionalizzazione della programmazione e gestione della salute a livello regionale non ha giovato ai cittadini del Sud dove, anche a seguito del fatto che la politica nomina i direttori generali, questi piuttosto che gestire in modo trasparente le strutture avendo come primo obiettivo quello di garantire la salute dei cittadini, rispondono al politico di turno che in aggiunta al suo compito di programmare come previsto dalla legge e controllare, esercita in modo improprio anche la gestione. Fra commistione di ruoli, scarsa propensione alla trasparenza e in alcuni casi utilizzo delle strutture pubbliche per fini e attivit&agrave; private di professionisti, il risultato &egrave; quello evidenziato dal rapporto&rdquo;.<br /><br />&ldquo;In Basilicata ad esempio per le liste di attesa &ndash; aggiunge l&rsquo;esponente di Leu – abbiamo una media di giorni pari a 57, stiamo meglio solo della Campania, Calabria, puglia e Sicilia persino il Molise sta meglio di noi; per non parlare della percentuale dei cittadini che hanno rinunciato a curarsi. Anche per la nostra regione in particolare per quanto riguarda la rinuncia a curarsi incide in modo non secondario il costo del Ticket, infatti, siamo a una media di compartecipazione regionale pro capite di 47 euro in mezzo fra quella del veneto pari a euro 67, (la pi&ugrave; alta) e quella della Sardegna pari a 33 euro. Anche su questo punto, siamo vicino al costo medio del ticket di regioni come Emila Romagna e Lombardia con le quali per&ograve; non possiamo fare alcun paragone su qualit&agrave; ed efficienza per prestazioni e strutture. Un dato, quello del costo medio molto influenzato dall&rsquo;entit&agrave; dei ticket sui farmaci molto alto rispetto alla media. Un ultimo dato significativo della percezione non positiva del servizio sanitario regionale che hanno i cittadini della nostra regione &egrave; dato dal trend dell&rsquo;emigrazione sanitaria che in questi ultimi anni &egrave; continuata a crescere e che in molti casi riguarda anche interventi e cure non particolarmente complesse&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Insomma &ndash; conclude Romaniello – per chi vuole intendere, &egrave; arrivato il momento di chiudere un ciclo, sia politico e sia di gestione della sanit&agrave; lucana, avviando un vero cambiamento di sia classe dirigente politica e sia amministrativa&rdquo;.&nbsp;

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