Napoli: l'universalismo di facciata della sanità lucana

Il presidente del gruppo consiliare Pdl-Fi: “141mila lucani rinunciano alle cure per problemi economici”

&ldquo;Sono 141mila i lucani che nell&rsquo;ultimo anno hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie, non riuscendo a pagare di tasca propria, nelle strutture sanitarie private, visite mediche, esami diagnostici o cure odontoiatriche, che il sistema sanitario regionale non riesce ad erogare se non con tempi biblici e questo la dice lunga sulla capacit&agrave; delle strutture pubbliche di far fronte a nuovi e vecchi bisogni di salute della nostra comunit&agrave;&rdquo;.<br /><br />E&rsquo; quanto dichiara Michele Napoli, presidente del gruppo consiliare Pdl – Forza Italia sulla base delle risultanze dell&rsquo;indagine Censis circa il futuro del Sistema sanitario in Italia, indagine&nbsp;resa pubblica lo scorso mese in occasione del Welfare Day.<br /><br />&ldquo;Nessun dubbio – prosegue Napoli – che oggi le liste di attesa siano il paradigma dell&rsquo;efficace funzionamento delle strutture sanitarie, perch&eacute; influiscono in maniera determinante sulla reale fruibilit&agrave; delle cure. Indicate dal 54 per cento degli italiani come la priorit&agrave; attraverso cui rendere il servizio sanitario funzionale alle esigenze dei cittadini e sperimentate sulla propria pelle come autentica criticit&agrave; da 31,6 milioni di italiani che nell&rsquo;anno 2016 hanno avuto urgente bisogno di almeno una prestazione sanitaria e si sono rivolti al privato, unico rimedio al cospetto di strutture pubbliche sature, le liste di attesa in Basilicata non smettono di allungarsi: circa un anno l&rsquo;attesa per una visita in oculistica o in reumatologia al San Carlo di Potenza e analoghi tempi di attesa per importanti accertamenti diagnostici come mammografia e test cardiovascolare da sforzo con pedana mobile&rdquo;.<br /><br />&ldquo;E&rsquo; per superare il problema della scarsa accessibilit&agrave; a visite mediche, radiografie, ecografie, risonanze magnetiche, Tac, pap test ed ai servizi di luogodegenza che i lucani – aggiunge Napoli – sono costretti a ricorrere al privato e a mettere mano al portafoglio per curarsi&rdquo;.<br /><br />&ldquo;E la fascia di popolazione lucana a basso reddito &ndash; &egrave; il quesito del consigliere – vale a dire quel 22 per cento di lucani che vive in condizioni di povert&agrave; relativa, come far&agrave; a curarsi? E&rsquo; costretta, dall&rsquo;universalismo delle parole e non dei fatti della sanit&agrave; lucana, a rinunciare a quella prestazione sanitaria che &egrave; stata loro prescritta dal medico&rdquo;.<br /><br />&ldquo;L&rsquo;indagine Censis – spiega il Presidente consiliare di Forza Italia &ndash; fotografa, dunque, le reali condizioni della sanit&agrave; lucana che non &egrave; pi&ugrave; per tutti, secondo il modello delineato dalla Costituzione, ma sempre pi&ugrave; per pochi, i pi&ugrave; abbienti, che si possono permettere di pagare, in intramoenia o dal privato, 100 o 150 euro una visita medica o un accertamento diagnostico, baipassando cos&igrave; le lunghe liste di attesa&rdquo;.<br /><br />&ldquo;E&rsquo; francamente inammissibile – conclude Napoli – che ai risultati esaltanti sotto il profilo delle possibilit&agrave; di cura e di trattamento di un numero amplissimo di patologie un tempo non curabili( Aids, epatite C, patologie tumorali) e che hanno contribuito ad innalzare l&rsquo;et&agrave; media della popolazione, faccia riscontro l&rsquo;incapacit&agrave; delle istituzioni lucane di gestire le risorse del servizio sanitario regionale in modo tale da garantire questi benefici a quanti realmente ne hanno bisogno&rdquo;.<br />

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