Shoah, la memoria va raccontata e custodita

La manifestazione, curata dal Consiglio regionale, ha visto il coinvolgimento di 5 Istituti scolastici. Il documentario di Brancati e l’intervento del sovrintendente Canestrini hanno svelato il senso delle catacombe ebraiche nella città di Orazio

Si &egrave; aperto con la colonna sonora de &ldquo;La vita &egrave; bella&rdquo; di Nicola Piovani,&nbsp; interpretata dagli studenti Marco Antenori (tromba), Karin Danial (chitarra) e Alex Lotito (pianoforte) dell&rsquo;Iis &ldquo;Battaglini&rdquo; di Venosa, l&rsquo;evento dedicato al &ldquo;Giorno della Memoria&rdquo;, promosso dal Consiglio regionale della Basilicata in corso oggi, a Venosa.<br /><br />&ldquo;La giornata della memoria non deve essere una semplice consuetudine, al contrario deve diventare un momento di profonda riflessione. La giusta occasione per far emergere la sconfitta dell&#39;uomo. Oggi si torna a parlare di muri per dividere i popoli, pertanto, bisogna essere vigili affinch&eacute; non si vada incontro ad una nuova sconfitta. Se ci&ograve; accadesse tutti ne saremmo responsabili&rdquo;. Cos&igrave; il dirigente scolastico dell&rsquo;Iis &ldquo;Battaglini&rdquo;, Claudio Martino che insieme al presidente del Consiglio comunale di Venosa, Rita Anna Lioi, ha dato il benvenuto ai partecipanti, ringraziando i relatori presenti. &ldquo;La battaglia tra il bene e il male &ndash; ha detto Lioi &ndash; si combatte in ciascuno di noi. Ci&ograve; che &egrave; accaduto ci invita ad essere vigili sempre affinch&eacute; il sentimento positivo possa prevalere in ogni occasione&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Il giorno della memoria &egrave; fondamentale per la nostra storia affinch&eacute; il riscatto delle sofferenze di migliaia di italiani possa essere tramandato alle generazioni future&rdquo;. Lo ha detto prefetto di Potenza, Marilisa Magno. &ldquo;La soddisfazione di riscontrare una costante crescita d&rsquo;attenzione e di coscienza civica, soprattutto nei giovani – ha proseguito -, grazie alla narrazione della vicenda della Shoah, ci obbliga ad un salto di qualit&agrave;: non solo raccontare quanto accaduto ma far s&igrave; che il racconto serva a capire come ci&ograve; &egrave; potuto avvenire, quale sia stata la logica che ha generato questa tragedia. Il giorno della memoria deve essere un momento apicale, una sorta di vedetta da cui osservare la nostra esperienza storica e la nostra societ&agrave;. Non dobbiamo diventare guardiani della memoria. Dobbiamo essere come sentinelle che non devono vigilare sul passato, ma l&rsquo;attenzione va rivolta al futuro&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Questo incontro arriva in un periodo storico molto difficile e con prospettive non convincenti sul piano politico generale, e in particolare, per la tenuta della democrazia e della pace. Da una parte, infatti, assistiamo, spesso impotenti, alla tragedia che si sviluppa sulle acque del Mediterraneo attraversate da migliaia di persone che fuggono dalla guerra alla ricerca di una nuova vita. Dall&rsquo;altra assistiamo, invece, ad alcune fra le pi&ugrave; grandi potenze economiche del mondo che si affannano ad alzare muri per una sorta di protezionismo culturale che ricorda molto le vicende per le quali siamo oggi qui riuniti&rdquo;. Lo ha detto l&rsquo;assessore alle Politiche della persona, Flavia Franconi, dopo aver portato il saluto del presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella. &ldquo;L&rsquo;antidoto alla degenerazione culturale a cui siamo costretti ad assistere sembra essere proprio la memoria &ndash; ha proseguito Franconi -. La memoria non &egrave; uno spazio morto del nostro essere, ma deve essere inteso come uno spazio vivo, continuamente reinterpretato per riuscire a parlare al mondo che circonda ognuno di noi indirizzando scelte e azioni. E la Basilicata, nel suo piccolo &ndash; ha concluso – &egrave; quello che sta facendo attraverso diversi programmi di inclusione sociale e di promozione del dialogo interculturale. E&rsquo; questo che ci interessa. Ed &egrave; in questa direzione che intendiamo continuare a muoverci&rdquo;.<br /><br />Subito dopo la proiezione del film-documentario &ldquo;Le catacombe ebraiche di Venosa simbolo di coesistenza giudaico-cristiane&rdquo;, a cura del giornalista Rocco Brancati. Il giornalista lucano ha presentato il video che raccoglie una serie di testimonianze che avvalorano l&rsquo;importanza del sito venosino candidato a patrimonio Unesco. &ldquo;Il rabbino-capo della comunit&agrave; ebraica di Roma Di Segni, il sovrintendente di Pompei Massimo Osanna (che riapr&igrave; alla fruizione pubblica le Catacombe nel 2007), il ricercatore del Cnr-Ibam Di Lungo, il prof. Eks tra i pi&ugrave; importanti studiosi mondiali dell&rsquo;ebraismo – ha spiegato Brancati – sono gli esperti che danno valore scientifico al documentario. Preziosa &egrave; anche la testimonianza del filosofo ebreo-tedesco Friedrich Friedmann, uno dei grandi personaggi che appartiene alla storia della Basilicata (nel 1950 condusse un&rsquo;inchiesta in Basilicata &ldquo;The world of la miseria&rdquo;) che definisce la Basilicata &lsquo;il centro della cultura umana&rsquo; per essere stato accolto nel 1933-39 subito dopo essere fuggito dalla Germania&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Venosa, simbolo di coesistenza pacifica tra diverse etnie e diverse religioni. Una scoperta importante venuta alla luce grazie all&rsquo;archeologia. La consapevolezza che la storia parla attraverso i nostri beni culturali possa divenire per voi giovani un esempio da alimentare ogni giorno. A noi il compito di tutelarli e valorizzarli affinch&eacute; siano vissuti come patrimonio dell&rsquo;umanit&agrave;&rdquo;. Cos&igrave; il sovrintendente ai Beni archeologici della Basilicata, Francesco Canestrini.<br /><br />A moderare la prima parte dei lavori, il giornalista televisivo Luciano Ghelfi.<br /><br />Durante la giornata, con il patrocinio della Sovrintendenza ai Beni archeologici della Basilicata, gli studenti sono stati condotti alla scoperta delle catacombe ebraico-cristiane situate all&rsquo;interno della collina della Maddalena, a nord del centro abitato di Venosa. La natura estremamente friabile della roccia ha modificato sostanzialmente la conformazione originale del sito in seguito a sismi e frane, e solo da poco le catacombe sono state per una parte riaperte al pubblico dopo anni di lavoro di consolidamento e di restauro.<br /><br />In uso tra il IV e il VII secolo d.C., le catacombe ebraiche venosine rappresentano un&rsquo;importante testimonianza archeologica che documenta la presenza di una fiorente comunit&agrave; ebraica, probabilmente di origine ellenistica, perfettamente integrata nel tessuto sociale ed economico della citt&agrave; oraziana. Il complesso sepolcrale, scoperto nel 1853, &egrave; costituito da una rete di corridoi di varia larghezza e dal tracciato irregolare. Nelle pareti e nel pavimento dei corridoi si trovano le nicchie e i loculi per la sepoltura dei defunti, in origine coperti da lastre di marmo o da tegole di terracotta. Le sepolture sono adorne di simboli della religione ebraica e da epigrafi con iscrizioni in lingua ebraica, latina, greca ed alcune bilingue.<br /><br />La manifestazione &egrave; trasmessa in diretta video da &ldquo;La Nuova tv&rdquo; (canale 12 digitale terrestre) e in diretta streaming su www.lanuovatv.it. E&rsquo; possibile seguirla anche attraverso il profilo Twitter @CRBasilicata con #giornodellamemoria.<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />

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