"Come pensare le donne lucane oggi tra famiglia, lavoro, crisi economica, stato sociale praticamente assente e legge Fornero?
Domanda enorme e complessa – dichiara Elisabetta Pennacchia, segretaria regionale di Cisl Fp – da far tremare le vene e i polsi, che racchiude i nodi principali del quotidiano femminile e che sollecita la riflessione ad allargare i suoi scenari rimettendo in discussione un contesto molto più ampio, il contesto etico, dove “vivere bene” comporta che gli attori dello scenario ricomprendano i loro ruoli e le loro funzioni nell’ottica di una complementarietà che non ceda agli alibi di un qualunquistico discorso di parità di genere.
In un paese normale chi sa gestire va avanti a prescindere dal sesso. Sono più intelligenti, vivono più a lungo, reagiscono meglio allo stress e sono multitasking. Perché allora nei posti chiave della politica, del sindacato, della pubblica amministrazione e delle imprese sono sempre di meno?
Quale è la forza occulta che le ha relegate al ruolo di comprimarie?
Che la Basilicata non sia un paese per donne – sottolinea Pennacchia – lo dicono i dati del Rapporto BES (Benessere Equo e Sostenibile) 2015, da cui emerge, senza grandi sorprese, che la differenza di genere nel tasso di occupazione, in quello di partecipazione al mercato del lavoro, in quello relativo alla retribuzione media e in quello di inclusione in ruoli politici e istituzionali, che vede le femmine più svantaggiate rispetto ai maschi, supera significativamente il complessivo dato nazionale.
Ma lo dicono anche e soprattutto i fatti che testimoniano, anche nelle amministrazioni pubbliche (che in Basilicata costituiscono il più esteso bacino occupazionale), modalità lavorative che ancora penalizzano chi debba sostenere carichi familiari, relegando le donne ai margini dell’attività produttiva.
Nel quadro preoccupante inaugurato dalla riforma Fornero che ha risolutivamente dato il colpo di grazia al sistema pensionistico e aggravato dalla legge di bilancio 2017, che ha cancellato l’ “Opzione Donna”, diffondere e rendere effettive pratiche, già esistenti e garantite da norme e contratti nazionali, di conciliazione famiglia-lavoro, quali tele-lavoro, part-time, flessibilità e banche ore, con il ricorso alla contrattazione aziendale di secondo livello per consentirne l’utilizzazione, creare strumenti per misurare la produttività in maniera alternativa al numero di ore spese nel luogo di lavoro, promuovere l’adozione di una certificazione di “family-friendliness” anche per le P.A. costituiscono solo alcuni dei possibili elementi di sviluppo di una circoscritta ma significativa fetta di Welfare territoriale lucano, in una regione in cui la spesa per le politiche di sostegno alle famiglie è fra le più basse. Elementi cardine di una società civile nella quale non dovrebbe esserci nemmeno bisogno di trattare questo argomento".
Bas 05