“Inquinamento, salute e cambiamento climatico: il ruolo del Black carbon “ se ne è discusso presso la Sala convegni dell'area di ricerca del Cnr di Tito Scalo. Un workshop ha spiegato il direttore del Cnr di Tito Vincenzo Lapenna che rientra in una collaborazione tra il dipartimento Ambiente della Regione Basilicata e l’Istituto di ricerca che ha organizzato diverse giornate di studio dedicate al territorio lucano e in particolare alla Val d’Agri. Il black carbon è la componente dell’aerosol atmosferico emessa come residuo di qualsiasi processo di combustione, quindi da quelli industriali, alle emissioni da traffico, agli incendi boschivi, fino al riscaldamento domestico. Contenuto principalmente nella frazione fine del particolato ha effetti negativi sia sull’apparato respiratorio che su quello cardiovascolare. Per questo, l’attività di ricerca sui rischi per la salute, così come per i cambiamenti climatici, vede sempre più spesso utilizzato questo nuovo indicatore, ancora non riconosciuto dalla direttive europee, per cui non vi sono ancora misurazioni costanti e limiti imposti per legge.
“Un’opportunità – ha sottolineato introducendo i lavori il direttore del Cnr Basilicata – per discutere con ricercatori italiani e con un ospite straniero di prestigio in ambito del particolare del particolato fine, e per approfondire le tematiche che dovrà affrontare il legislatore nel prossimo futuro, e spostare l'attenzione sui danni che provoca.
“ Con il nostro lavoro cerchiamo di migliorare la conoscenza scientifica – ha sottolineato Giulia Pavese, ricercatrice Imaa – Cnr e organizzatrice della giornata di studio – ma è anche importante divulgare l’argomento soprattutto quando si parla di qualità dell’aria”.
Dai problemi per la salute fino ai cambiamenti climatici, quali modifiche al microclima per le zone a vocazione agricola, come la Val d’Agri. Sotto la lente del workshop le proprietà del black carbon, le sue sorgenti, nonché i suoi effetti sulla salute e sul clima.
Ha parlato del modello cinese Junji CAO, direttore del Key Lab of Aerosol Chemistry & Physics e presidente dell’Accademia delle Scienze (Ieecas) il quale ha evidenziato gli sforzi fatti dal governo cinese sui finanziamenti alla ricerca, per sostituire le centrali a carbone e soprattutto per gli effetti di mitigazione specie nella grande area attorno Pechino.
Sulle misurazioni in Basilicata grazie ai rilevamenti satellitari è intervenuto Carmine Serie professore dell’Università degli Studi della Basilicata – Scuola di Ingegneria. “Sulla qualità dell'aria bisogna guardare con attenzione alle attività antropiche quindi allo sversamento delle tante molecole, una di queste i monossido di carbonio, ma la Basilicata è tra le regioni più pulite di Italia, in quanto non una mega city ma dagli insediamenti piccoli. Il nostro sistema di rilevazione è il satellite Eumet gestito a livello europeo. Non siamo ancora nelle condizioni di risolvere problema da black carbon, bisognerebbe cambiare gli stili di vita, ma le ricerche servono per programmare nel medio lungo periodo e avere la situazione sotto controllo”.
“Mentre i gas serra permangono più a lungo nell’aria, le emissioni da black carbon variano da un giorno alle settimane, per cui le politiche di mitigazione potrebbero avere effetti più immediati”. Lo ha sottolineato Mariarosaria Calvello ricercatrice dell’Imaa , si è soffermata sugli studi effettuati in Basilicata, in particolare della Val d’agri tra il 2011 e il 2015.
In Italia non c'è ancora un limite di legge sul Black carbon – ha detto la ricercatrice – per questo gli studi hanno riguardato il confronto con altre realtà. Sono stati misurati i siti di traffico da autoveicoli, comparando il raccordo Potenza-Sicignano con quello di Torino – Piacenza, tra i più inquinati di italia. In Val d’Agri è venuto fuori che a differenza dei siti di traffico, la sorgente di inquinamento da traffico non sono alte, per cui riconducibili al Cova che ha dei momenti di grossa emissione, considerati veri picchi in alcune giornate, ma al di sotto dei valori medi annuali.