RITORNO DI DIONISO, RICOMPOSIZIONE DI UN CRATERE AD IRSINA

Intervento di Annamaria Patrone, responsabile del Museo Archeologico Nazionale " Domenico Ridola" di Matera.

“Nel 1962, l’eminente studioso australiano della ceramografia a figure rosse dell'Italia meridionale, Arthur D. Trendall (1909-1995) pubblica uno studio intitolato Early Lucanian Vases in the Museum of Reggio Calabria, dando notizia anche di un bellissimo ma incompleto cratere a campana da Irsina , in provincia di Matera, da lui attribuito ad un artigiano metapontino (detto il Pittore del Kalathiskos) degli inizi del IV secolo a. C.
Se trovato nel Materano, perchè il vaso era al Museo di Reggio? Per colpa di una certa volubilità amministrativa che ha segnato la storia della ricerca e della tutela italiane. All'epoca, la Basilicata non era infatti affidata ad un ufficio locale, ma passava di volta in volta da una Soprintendenza all'altra. In particolare, fra il 1925 e il 1939 operava da Reggio Calabria la Soprintendenza unica alle opere di antichità e d'arte della Calabria e della Basilicata. Le vicende amministrative che seguono sono complesse, ma il cratere rimane a Reggio, fino a pochissimi anni fa, quando, su interessamento del soprintendente Antonio De Siena, viene restituito alla Basilicata insieme con molti altri reperti lucani, chiusi in casse oggi conservate nel deposito del museo di Metaponto.
In tutti questi anni nessun archeologo getta più uno sguardo sul vaso, ma la scheda passa anche nel volume di sintesi, che Trendall pubblica nel 1967, e nelle successive integrazioni, fino all'ultima, del 1983.
Nel 1973, Felice Gino Lo Porto pubblica una sistematica raccolta di materiali provenienti dai siti indigeni fra Bradano e Cavone. Nelle pagine dedicate ad Irsina figura anche un largo frammento di cratere a campana a figure rosse, inventariato come dono del 1965 di Michele Janora, appartente ad una famiglia irsinese il cui esponente più illustre è l'omonimo studioso, morto in giovane età (1867-1910), cui è oggi dedicato il museo civico della cittadina.
In una delle sue periodiche visite in Italia vede il frammento anche lo stesso Trendall, che lo inserisce nel suo terzo supplemento come opera metapontina del Pittore di Amykos, dunque degli anni finali del V secolo a. C .
Oggi, dopo aver capito che il frammento Janora era la parte mancante del vaso trovato nel 1927, il cratere è stato finalmente ricomposto con un attento restauro, curato dal personale del laboratorio di restauro del Museo, e viene per la prima volta presentato ed esposto al pubblico: appunto 88 anni dopo il rinvenimento.
Le curiose vicende avvenute nell’inverno del 1927 fra Irsina e Reggio Calabria, ricostruite dalle carte d’archivio, come e perché si è giunti al riconoscimento di un magnifico vaso, che di sicuro non è stato decorato dai ceramografi evocati in passato, sono l’argomento della presentazione materana del prossimo 19 settembre, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2015”.
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