Piernicola Pedicini – Portavoce eurodeputato del M5s interviene sulle questioni legate all’Eni e al petrolio. “L'amministratore delegato dell'Eni Claudio Descalzi martedì scorso ha partecipato ad una conferenza al Parlamento europeo. I portavoce del Movimento 5 Stelle Piernicola Pedicini e Ignazio Corrao gli hanno fatto alcune domande sugli effetti del petrolio su economia, salute e ambiente.
Leggete due bizzarre risposte riferite al petrolio lucano. Prima domanda: come mai la Basilicata che fornisce l'80 del petrolio italiano è la regione più povera d'Italia? Descalzi: questo lo chiede a me, noi paghiamo royalties, tax e progetti sociali. Non sono la persona giusta a cui fare questa domanda. Seconda domanda: le royalties in Italia sono le più basse al mondo? Descalzi: perché diamo il 100 per 100 delle royalties alla Basilicata. Come notate si tratta di risposte ridicole ma anche sconcertanti. Descalzi probabilmente era frastornato, distratto e pensava ad altro.
A farlo tornare alla realtà ci hanno pensato Pedicini e Corrao. I due portavoce del M5s gli hanno ricordato che le royalty concesse alla Basilicata sono appena il 7 % + 3 %, appena 95 milioni nel 2014. In Venezuela, Bolivia ed Ecuador le royalty imposte alle compagnie petrolifere sono al 50%, in Norvegia e Indonesia addirittura all'80%. Le compagnie petrolifere sanno di avere in Italia una controparte politica debole e sono insaziabili: lo scorso 18 maggio, in un ricorso al Tar della Lombardia, Eni e Shell hanno chiesto un taglio da 21 milioni di euro alle royalty destinate a Stato, Regione Basilicata e comuni della Val d'Agri.
Pedicini ha anche spiegato a Descalzi qual è la situazione della Basilicata, regione più povera d'Italia: il 31,6% dei giovani fra i 15 e i 34 anni è disoccupato, il 28% delle famiglie vive al di sotto della soglia di povertà. A Matera non arriva neppure la ferrovia. La Commissione europea ha, inoltre, avviato una procedura d'indagine per verificare la situazione ambientale e sanitaria provocata dalle estrazioni petrolifere in Val d'Agri. I dati forniti dall'Acquedotto pugliese non lasciano dubbi: nell'acqua che arriva dalla diga del Pertusillo sono stati trovati una ventina di metalli pesanti in quantità oltre i limiti consentiti. Questa è l'acqua che bevono i lucani e i pugliesi.
"Con la legge Sblocca Trivelle, – hanno aggiunto i due portavoce europei – il governo vuole importare questo modello di sfruttamento e di degrado ambientale anche ad altre regioni italiane. Il M5s dice no alle trivelle in Adriatico e in Sicilia perché le conseguenze su ambiente, pesca e turismo sarebbero troppo grandi e imprevedibili. Nel 2014 – hanno evidenziato – l'Eni ha conseguito un fatturato di 154 miliardi di euro e un utile netto di quasi di 7 miliardi. Una montagna di soldi che solo in minima parte ritornano nelle casse pubbliche italiane, perché il 70% delle azioni del Cane a sei zampe è in mano a Gran Bretagna, Irlanda, Stati Uniti e Canada. Fin quando l'Eni era una società' al 100% dello Stato italiano i benefici venivano ripartiti fra tutti i cittadini, ma adesso non è più così nonostante una legge nazionale dica che le risorse del sottosuolo appartengono all'Italia.
L'attuale amministratore delegato dell'Eni Claudio Descalzi è indagato per corruzione internazionale dalla Procura di Milano per presunte tangenti in Nigeria. Il M5s ha depositato al Senato una proposta di legge per istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta sull'Eni per analizzare il legame tra le sue attività e il fenomeno della corruzione.
Il modello di sviluppo legato al fossile ha fallito – hanno sottolineato Pedicini e Corrao -, oltre a portare disastri ambientali, ha ripercussioni economiche e sociali negative per i Paesi più poveri come l'Africa. Lo sviluppo di quelle zone viene frenato, infatti, dalle multinazionali che corrompono la politica locale. Lobby petrolifere e governi fantocci sfruttano le risorse disponibili senza che le popolazioni ne abbiano vantaggio, producendo solo miseria e rancore verso l'Occidente. Ecco come nascono le migrazioni selvagge e disordinate. La Germania ha puntato tutto sull'energia rinnovabile, ha approvato una moratoria sul fracking fino al 2021 e impiega nel settore delle rinnovabili ben 370 mila persone. In Italia, invece, dove il nostro petrolio sono il sole e il vento, gli incentivi alle rinnovabili vengono addirittura tagliati retroattivamente: una decisione assurda e antistorica tant'è che la stessa Unione europea l'ha duramente criticata".
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