Associazione ‘Bene comune Viggiano’ su Sudelettra

“Il caso Sudelettra, al pari di quello della Renco di qualche tempo fa, dimostra che non basta sottoscrivere buoni accordi (Contratto di Sito) per garantire la continuità dei rapporti di lavoro ai dipendenti delle imprese dell’indotto Eni se poi, ogni volta, bisogna chiederne il rispetto con il risultato di concentrare ogni sforzo per la difesa dell’attuale occupazione invece di pensare a come realizzarne di nuova”. E’ il commento dell’associazione ‘Bene Comune Viggiano’ che in una nota “rilancia le rivendicazioni di favorire l’impiego di manodopera locale nelle attività estrattive di petrolio anche attraverso un ‘bonus’ da destinare alle imprese che – si legge nella nota – procedano ad assunzioni attraverso i Centri per l’Impiego, sino ad ora bypassati nella quasi totalità dei casi di nuove assunzioni, e l’incremento di commesse e servizi in favore delle imprese lucane. Obiettivi in linea con l’attività che attende il tavolo della trasparenza, il cronoprogramma delle attività in corso e prossime con relative ricadute occupazionali, la predisposizione della Banca Dati con l’indicazione dei profili professionali disponibili per l’indotto della Val d’Agri. La mediazione della Regione  ha scongiurato il licenziamento rinviando a nuovi appuntamenti al Mise, oltre al tavolo della trasparenza. Tuttavia – si legge ancora nella nota – non è più sottovalutabile il fatto che ci siano ditte che lamentano, da anni, difficoltà di rapporti con l’Eni e che decine di piccole e medie aziende con sede nel comprensorio della Val d’Agri e della provincia di Potenza abbiano alle loro dipendenze, da sempre, lavoratori lucani. Puntualmente accade che in mancanza del rinnovo dei contratti di servizio si rischia il licenziamento dei nostri operai, in gran parte qualificati, con l’arrivo da fuori regione di decine di lavoratori. Quanto al Distretto energetico, la sua istituzione – continua la nota – non è più rinviabile se vogliamo cogliere tutte le grandi opportunità offerte dal Patto di Sistema specie in materia di subfornitura e produzione di materiali per le imprese che saranno impegnate nei lavori di ricerca ed estrazione. Nel distretto infatti troveranno posto nuove attività, specie per piccole e medie imprese e dell’artigianato di alta tecnologia anche per le fonti energetiche alternative accrescendo il tessuto imprenditoriale e l’occupazione. I primi impegni da richiedere al management dell’Eni e per le sue responsabilità al Mise riguardano la verifica dei livelli occupazionali e dell’affidamento delle commesse tenendo conto delle caratteristiche delle nostre piccole e medie imprese che non sono in condizione di reggere ulteriori incrementi salariali come meccanismi di competizione con grandi imprese. Si tratta dunque, di rilanciare l’azione sinergica Regione, Comuni, sindacati e lavoratori in modo da stanare il management Eni dalla posizione di ambiguità perché assuma la responsabilità che le deriva dall’utilizzo delle nostre risorse energetiche. La politica e le istituzioni – conclude la nota dell’associazione ‘Bene Comune Viggiano’ – sono chiamati ad uno sforzo maggiore del passato per concretizzare insieme alla proposta sindacale quella di Confindustria per il Patto di Sistema per la filiera del petrolio che però non può tagliare fuori il tessuto di piccole e medie imprese per noi essenziale”.

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