“I dati del Rapporto annuale dell’Inps (circa la metà dei pensionati è costretta a vivere con un reddito inferiore a mille euro al mese) fanno il paio con quelli dell’Istat (incremento dell’incidenza della povertà sia cosiddetta relativa che assoluta), con l’aggravante che nelle campagne la situazione è ancora più difficile. Proprio nelle aree rurali infatti si registra la massima concentrazione di pensioni minime, inferiori alla soglia di 500 euro mensili”. Lo affermano in una nota congiunta a l’Anp, l’Associazione nazionale pensionati, e l’Inac Patronato della Cia-Confederazione italiana agricoltori. “Nelle zone di campagna i colpi della crisi sono sempre più pesanti, alimentando un profondo disagio sociale tra gli anziani”. “Una condizione di sofferenza -rimarca l’Anp-Cia- ingigantita dalla consistente perdita del potere d’acquisto delle pensioni negli ultimi vent’anni, dal progressivo aumento della pressione fiscale e dalla drastica riduzione dei servizi sociali, la cui carenza è stata ulteriormente aggravata dai tagli alla sanità, e in particolare al Fondo per la non auto-sufficienza che grava in particolar modo su anziani e pensionati, e dalla chiusura di molti uffici postali. Tutto questo -rileva l’Anp-Cia- mentre si stenta ancora a prendere iniziative credibili per dare competitività alle imprese, a promuovere occupazione, a conferire capacità di spesa alle famiglie, agli anziani, ai meno abbienti. Servono interventi mirati e soprattutto nuove politiche in campo sociale”.
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