“Il mercato fondiario in Basilicata ha registrato nel 2012 un altro anno di rallentamento, sia per quanto riguarda l'attività di compravendita sia in termini di quotazioni”. E’ quanto emerge da una ricerca svolta dalle sedi regionali dell'Inea. “Gli aiuti al reddito previsti per le zone svantaggiate hanno contribuito a mantenere ad un certo livello di prezzo quei terreni che, in assenza del sostegno comunitario, perderebbero gran parte dell’interesse alla coltivazione agraria rischiando l’abbandono. Per un’idea delle quotazioni dei terreni agricoli da noi di maggiore pregio, nel Vulture, secondo l’Inea, quella minima è di 29mila/ettaro e quella massima di 62mila/ettaro”. E’ quanto si legge in una nota della Cia Basilicata.
“Ovviamente il mercato fondiario – è il commento del presidente regionale della Cia Donato Distefano – risente della contrazione delle superfici coltivate, del numero di aziende comprese quelle zootecniche estensive, con la conseguenza immediata di un numero assai ridotto di compravendite. Un effetto diretto ha giocato – continua – il rinnovo dei contratti in alcuni casi imposto dalle regole di accesso alle misure del Psr. Sempre più diffuse le contrattazioni stagionali, specie nel Metapontino nel caso di terreni destinati a colture orticole. Il prezzo della terra diminuisce in misura relativamente più elevata nelle zone di pianura. La difficoltà di accesso al credito rimane uno dei fattori che limita le potenzialità della domanda degli agricoltori professionali che sono ancora interessati a consolidare la struttura aziendale”. Per Distefano “il valore terra è adesso legato alla nuova Pac e all’attuazione di una serie di misure, tra le quali quelle relativo al disaccoppiamento o accoppiamento degli aiuti comunitari, al criterio di aiuti solo a superficie”.
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