Crisi Natuzzi, Romaniello: “Ci attende una dura lotta”

Il capogruppo di Sel in Consiglio regionale esprime “preoccupazione e sconcerto” per l’annuncio del piano industriale dell’azienda che prevede la chiusura di tre stabilimenti tra cui quello di Matera

&ldquo;Dobbiamo prepararci ad una lunga battaglia politico – istituzionale e al sostegno di una stagione di lotta operaia durissima, come ha gi&agrave; annunciato la Fillea, il sindacato di categoria della Cgil, per contrastare con ogni mezzo il piano industriale della Natuzzi che prevede la chiusura di tre stabilimenti tra cui quello di Matera e in totale 1726 lavoratori a casa (di cui 146 impiegati). Rimarrebbero a lavoro, dunque, tra le sedi di Santeramo e di Laterza, 733 operai in tutto&rdquo;. E&rsquo; quanto afferma il capogruppo di Sel in Consiglio regionale Giannino Romaniello, esprimendo &ldquo;preoccupazione e sconcerto perch&eacute; il 20 giugno scorso nell&rsquo;incontro a Bari con la mediazione del presidente pugliese Vendola, Pasquale Natuzzi aveva usato toni pi&ugrave; concilianti lasciando trasparire la volont&agrave; di un&rsquo;intesa con sindacati e Regioni. Ovviamente la posizione aziendale &egrave; semplicemente inaccettabile come &egrave; semplicemente ricattatorio l&rsquo;annuncio dei licenziamenti&rdquo;.<br /><br />Nel valutare positivamente l&rsquo;iniziativa dell&rsquo;assessore Pittella per &ldquo; &lsquo;stringere&rsquo; il Governo e in particolare il Ministero allo Sviluppo Economico ad assumere le sue responsabilit&agrave; dirette&rdquo;, il capogruppo di Sel aggiunge che &ldquo;&egrave; accaduto quello che si temeva. Il piano spacciato quale unico strumento di salvaguardia del polo del mobile imbottito si limita ad evidenziare le criticit&agrave; ed i problemi di competitivit&agrave; derivanti da concorrenza sleale ed eccesso di costi, in particolare continuando ad utilizzare l&rsquo;alibi del costo del lavoro quasi si volesse chiedere il permesso a pagar meno i lavoratori, senza delineare una strategia di fuoriuscita dalla crisi incentrata su un progetto pi&ugrave; complessivo di trasformazione del polo del divano in polo per la produzione del sistema salotto / casa, come da tempo le organizzazioni sindacali e le stesse istituzioni locali hanno chiesto. A questo punto il Governo nazionale deve con urgenza intervenire, facendosi garante dell&rsquo;Accordo di Programma sottoscritto e finanziato da 101 milioni di euro, oltre che sui fronti del cuneo fiscale e della definizione di politiche settoriali in grado di sostenere il settore&rdquo;.&nbsp;

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