Per il consigliere del Pdl dall’incontro di ieri a Matera viene l’ammissione che, come sostengono e non da oggi i sindacati e le associazioni imprenditoriali si è fatto ancora troppo poco per fronteggiare l’emergenza lavoro e il gap infrastrutturale
“Quanto è accaduto ieri a Matera nell'incontro dedicato alla riprogrammazione del ‘fondo di coesione’ con i segretari di Cgil, Cisl, Uil che hanno abbandonato i lavori in segno di protesta, non può essere archiviato come un incidente di percorso, perché in discussione non è il solo metodo della concertazione sociale ed istituzionale ma anche il merito, al punto che la dirigente del Dipartimento Politiche di Coesione del Ministero diretto da Barca, secondo quanto riferiscono oggi i giornali, ha ‘strigliato’ dirigenti ed assessori regionali sui risultati raggiunti e su quelli che si intendono raggiungere”.
E’ quanto sostiene il consigliere regionale Franco Mattia (Pdl) per il quale “la prova provata che qualcosa non funziona nella strategia individuata dalla Giunta per gestire la cosiddetta ‘coda’ del Programma Operativo Fesr 2007 -2013 e per impostare il Programma Fesr del prossimo sessennio 2014 – 2020 è riscontrabile nelle dichiarazioni dei sindaci di Potenza Santarsiero e di Matera Adduce e dell’Autorità di Gestione del Po Fesr Minardi che insistono tutti, quasi all’unisono, a sottolineare la necessità di adeguare gli interventi per l'occupazione, l' infrastrutturazione materiale e immateriale del territorio”.
“Dunque c’è l’ammissione che, come sostengono e non da oggi i sindacati e le associazioni imprenditoriali – dice Mattia – si è fatto ancora troppo poco e con risultati troppo limitati per fronteggiare l’emergenza lavoro e il gap infrastrutturale. Intanto per restare alle cifre ufficiali fornite dalla dirigente ministeriale, sapere che restano ancora da impegnare 454,4 milioni di euro del Po Fesr 2007-2013, che sommati a fondi Cipe e residui raggiungono la cifra di 532,8 milioni di euro, non mi pare sia un dettaglio da poco”.
Secondo Mattia “ci sono due ordini di problemi da affrontare: per gestire al meglio la cosiddetta ‘coda’ del Po Fesr 2007-2013 è indispensabile trasferire il confronto tecnico nelle sedi politiche ed istituzionali prima nelle Commissioni consiliari competenti e successivamente in una sessione straordinaria del Consiglio; riprogrammare gli interventi di spesa ancora non impegnati rafforzando i programmi per l’occupazione, l’impresa e le infrastrutture”.
“Infine – conclude – la proposta caldeggiata dai sindaci dei due capoluoghi di ‘dirottare’ una parte dei fondi Fas ai Programmi Pisus che non godono più della originaria copertura finanziaria non può essere accettata senza prima una riflessione ed un dibattito specifici e senza i dovuti passaggi di concertazione istituzionale e sociale, specie per non correre il rischio di incrementare gli squilibri sociali sul territorio”.