“La Uil è scettica sull'ipotesi di introdurre il contratto unico nel mercato del lavoro, perchè una maggiore diffusione dell'apprendistato può bastare per favorire l'occupazione. Sia chiaro: non escludiamo che le imprese vadano sostenute per favorire la nuova occupazione, ma crediamo che vi siano strumenti a basso costo con un regime di tutele più che dignitoso che vadano valorizzati, a partire appunto dall’apprendistato, combattendo quelle forme impure e oscure di lavoro, denominato precario, in cui non esistono tutele”. Lo dichiara il segretario regionale della Uil Carmine Vaccaro.
“Abbiamo quindi indicato – prosegue – strumenti adeguati al bisogno delle imprese per far sì che allarghino la base occupazionale. E continuiamo a sostenere che il miglior 'periodo di prova' è quello che permette alle persone anche di formarsi e far crescere le proprie competenze. Per far ciò è ampiamente sufficiente diffondere i contratti di apprendistato.
Quanto alla crescita, stiamo attenti al significato che intendiamo dare ad un obiettivo che deve essere l’esatto contrario dei sacrifici sinora chiesti principalmente a famiglie, lavoratori dipendenti e pensionati. Per noi significa rivedere un sistema fiscale sbagliato, iniquo e che non sostiene il consumo delle persone a reddito fisso, quelle che hanno pagato maggiormente la crisi in questi anni. Crescita significa anche liberalizzazione e razionalizzazione del nostro sistema produttivo che ruota intorno anche alle imprese pubbliche, locali e nazionali: parlo di liberalizzazioni vere, e non di un semplice passaggio dal monopolio pubblico a quello privato.
Per questa ragione, oltre a tanti altri strumenti messi in campo per il Mezzogiorno, per le donne, per i lavoratori più a rischio, chiediamo con forza anche di rivedere le recenti norme pensionistiche, che stanno procurando danni consistenti a moltissime persone: ci riferiamo a quelle tante persone che hanno visto allontanarsi l’età di pensionamento, ma sono sostanzialmente o già espulse o a rischio di espulsione dal lavoro. Chiediamo quindi al governo una flessibilità nell’attuazione della riforma pensionistica per andare incontro a situazioni di grave disagio sociale, spesso monoreddito, e che ora rischiano di rimanere in quel “guado” tra il lavoro e la pensione.
Inoltre, continuiamo ad insistere molto sul tema fiscale, la lotta all’evasione e una più equa distribuzione: il nostro è un Paese che si regge sull’esportazione, con tante imprese di prima linea e a livello europeo, ma attualmente questa ricchezza non è sufficiente a far ripartire la crescita. Proprio per questo il nostro timore è una recessione dovuta al fatto che la gente consuma di meno, non cambia l’automobile, non va al cinema e non compra un libro, che quindi di fatto deprime i consumi. Per questo abbiamo proposto con forza il tema fiscale, mentre l’altra questione riguarda la flessibilità, alla quale non siamo assolutamente contrari, ma siamo dell’idea che la buona flessibilità vive e opera solo se si scaccia via quella cattiva, cioè tutte quelle tipologie malsane come le collaborazioni e i tirocini.
Su questi temi si misurano le reali intenzioni del Governo anche rispetto ai problemi specifici del Mezzogiorno per i quali sinora si è registrato solo un cambiamento di metodo con il recente incontro con Governatori e rappresentanti delle Autonomie Locali che ha prodotto ancora troppo poco per favorire sviluppo e nuova occupazione”.
BAS 05