"Il lavoro oltre ad essere un valore sociale è un valore che appartiene da sempre alla sinistra che lo difende in tutti i suoi aspetti a cominciare dalla dignità del lavoratore. Per questo, se le indiscrezioni diffuse oggi sulla scelta di Berlusconi di chiamare ‘Italia che lavora’ il suo nuovo partito dovessero trovare conferma, i comunisti si opporranno con ogni forza. Lo chiami come vuole ma non usi il termine lavoro. Tanto più che la scelta del nome non è casuale. Il Cavaliere non vuole politici di professione ma soltanto imprenditori. E allora lo chiami ‘Italia dei padroni’ senza girarci troppo intorno”. E’ quanto dichiara in una nota Giacomo Nardiello della direzione regionale e nazionale Pdci. “La provocazione di Berlusconi – continua Nardiello – cade a pochi giorni dalle previsioni della Commissione europea sulla disoccupazione italiana, previsioni che nei prossimi anni sono estremamente preoccupanti e dimostrano, una volta di più, come per uscire da questa crisi sia necessario smetterla con le misure di 'austerity' e procedere ad un serio piano per il lavoro, che combatta il precariato e rilanci i consumi. Viene inoltre certificato l'impatto negativo della riforma delle pensioni sui dati occupazionali: è la prova che la contrapposizione garantiti non garantiti raccontata dal governo in questi mesi, in nome della quale hanno tolto diritti ai lavoratori a tempo indeterminato, non ha alcun fondamento. La Direzione Nazionale del Pdci ha ribadito a volontà di provare a concludere un accordo con il centro-sinistra per scongiurare lo scenario di un Monti-bis e l'imposizione delle sue politiche antipopolari. Di qui l’impegno a partecipare al percorso delle primarie della coalizione ‘Italia bene comune’ per contribuire all’elezione di un governo che chiuda definitivamente l’era di Berlusconi e il capitolo dei tecnici”.
bas 06