Il capogruppo di Idv in Regione auspica che “le Politiche di genere e per la conciliazione vita-lavoro diventino priorità strategiche di uno specifico Piano regionale”
“In attesa di misure del Governo nazionale a favore delle donne italiane in grado di avvicinarci al modello tedesco caratterizzato dal sostegno alla maternità decisamente più efficace rispetto al nostro Paese, l'avviso pubblico 'Valore donna' approvato dalla Giunta regionale è una prima risposta che testimonia l’attenzione e l’impegno politico-istituzionale nei confronti delle donne che lavorano e di specifiche categorie di donne costrette a restare a casa in mancanza di lavoro”. E’ il commento del capogruppo di Idv in Consiglio regionale Antonio Autilio.
“Con l'ultima riforma del lavoro, approvata nel luglio scorso, che porta la firma del ministro del Lavoro Fornero – sottolinea l’esponente di Idv – le agevolazioni previste e che entreranno in vigore nel 2013, saranno limitate a una platea molto ristretta di lavoratrici. Secondo i primi dati diffusi le beneficiarie del voucher di 300 euro al mese, per non più di sei mesi e quindi per un import massimo di 1.800 euro, potrebbero essere appena 10mila donne lavoratrici l’anno su quasi mezzo milione di neo-mamme. Anche i requisiti per ottenere il contributo sono molto selettivi in quanto prevedono che le neo-mamme debbano essere lavoratrici dipendenti e aver già terminato il congedo di maternità obbligatorio, che oggi dura 5 mesi (per un periodo compreso tra 1 o 2 mesi prima del parto sino a 3 o 4 mesi dopo). Inoltre, per ottenere i sussidi, bisogna rinunciare al congedo parentale facoltativo, che oggi consente a entrambi i genitori di astenersi dal lavoro per ben 11 mesi, percependo però soltanto il 30% dello stipendio. Senza sottovalutare che le risorse destinate dal Governo a queste agevolazioni sono molto limitate: circa 20 milioni di euro che riusciranno a soddisfare poco più di 11mila domande”.
Autilio sottolinea inoltre che “come ha ricordato il recente rapporto di Italia Lavoro ‘Donne in Italia. Una grande risorsa non ancora pienamente utilizzata’, la maternità spinge ancora le donne a non lavorare o abbandonare l’impiego, e costituisce la maggiore causa di discriminazione sul lavoro e di licenziamento. Un problema che non dipende solo dalla mancanza di servizi per l’infanzia, ma anche da condizionamenti culturali e motivi economici, come l’eccessiva onerosità delle rette degli asili rispetto ai livelli salariali. Se nel Mezzogiorno una giovane su tre è un Neet, (niente istruzione ed impiego) ben un quarto delle giovani donne fino a 29 anni non studia, non partecipa a un percorso formativo e non lavora. E i dati Istat più recenti – aggiunge – mostrano l’aumento del tasso di disoccupazione meridionale, che è passato dal 14,1 % di marzo 2011 al 17,7% del marzo 2012, soprattutto a causa dei balzi di tutte le regioni del Sud (in Basilicata da 13 a 16,6%)”.
“Per questo ritengo che il Piano regionale delle Politiche Sociali della Regione Puglia che ha manifestato la volontà non solo di fornire uno strumento di integrazione tra le diverse politiche settoriali, ma anche di favorire la connessione tra programmi diversi per fonti di finanziamento e tipologia di attività, accomunati dall’obiettivo di accrescere l’attrattività del territorio e l’inclusione sociale – conclude i capogruppo di Idv – possa rappresentare un buon esempio di lavoro per il nostro Consiglio regionale per evitare che la misura dei voucher sia slegata dal resto delle complesse problematiche di genere e perché le Politiche di genere e per la conciliazione vita-lavoro diventino priorità strategiche di uno specifico Piano regionale”.