“La sentenza d’appello del processo al clan dei basilischi ha confermato che la Basilicata ha avuto una sua mafia autoctona. I giudici ancora una volta ci hanno dato prova dell’esistenza della quinta mafia, quella dei basilischi, confermando in parte le condanne emesse in primo grado”. Questo dato – sottolinea l’associazione Libera Basilicata – forse dispiacerà a chi ha voluto minimizzare la ortata del fenomeno mafioso in Basilicata. Ma è evidente che la mafia in Basilicata c’è stata ed è stata contrastata dalla magistratura e dalle forze dell’ordine. Procedimenti e condanne esemplari lo dimostrano. Tuttavia chiediamo che ci sia la certezza della pena per gli affiliati ai clan lucani. La rigidità e la certezza della pena in questo caso sono fondamentali. Deve essere chiaro anche alle nuove leve dei clan, a quanti stanno fuori e provano a riorganizzarsi ed emulare i loro predecessori, che in Basilicata non riusciranno a realizzare i loro progetti criminali. Non bisogna mai abbassare la guardia. La condanna in secondo grado al clan dei basilischi non ci deve fare illudere che sia finita. L’attentato ad un imprenditore edile di quest’estate a Potenza e negli ultimi giorni, l’arresto per estorsioni, intimidazioni e minacce, sempre a Potenza, di Carlo Troia e Franco Mancino, affiliati in passato al clan dei basilischi, gli episodi avvenuti nel Vulture Melfese e tutto ciò che sta accadendo nel Metapontino ci dicono che in tutta la Basilicata ci sono ancora dei focolai criminali che non possiamo e non dobbiamo sottovalutare”.
BAS 09